Scuola: bocciare o non bocciare quest’anno?
Bocciare o non bocciare quest’anno? Dal Ministero dell’Istruzione arrivano messaggi contrastanti: prima la linea dura (“Quest’anno si può, no al tutti promossi”) poi l’invito alla cautela del ministro Bianchi (“E’ stato un anno difficile, tenetene conto”). Complice la paura dei ricorsi? E intanto nelle scuole, un maggio di verifiche e interrogazioni che accende la protesta degli studenti. A Milano, il Liceo classico Manzoni ha occupato e sui social gli studenti si dichiarano delusi da un sistema scuola che nell’anno scolastico 2020-2021 è riuscito a coprire molte cattedre solo a fine novembre. Un sistema scuola che giudicano troppo distante dai loro vissuto quotidiano. Da qui la domanda, è opportuno bocciare in questo secondo anno di pandemia che gli alunni di seconda e terza media e delle Superiori hanno vissuto più in didattica a distanza che in presenza?
“Un ragazzo che è rimasto chiuso in casa, fermo per un anno ed è depresso o ansioso o spaventato di uscire, noi lo fermiamo un altro anno? La scuola deve ricostruire la speranza dei ragazzi, farli ripartire, non fermarli”, tuona Carlo Trionfi, psicologo e direttore scientifico del Centro Studi Famiglia- “Vedo molto impegno da parte dei genitori in questo periodo, mentre la scuola rischia di perdersi la grandissima occasione di cambiare, di passare da una scuola basata sulla comunicazione di nozioni a una scuola relazionale, basata sulla comunicazione emotiva”
Bocciatura o promozione: come influisce sui ragazzi piegati dalla pandemia?
In questo anno e mezzo di blocco i ragazzi hanno perso la possibilità di uno sguardo orientato al futuro. Per questo abbiamo le neuropsichiatrie intasate come erano i reparti Covid, abbiamo il 600% in più di tentativi di suicidio e (dati OMS) il 70% degli adolescenti con sintomi di depressione o ansia (di questi il 25% ha problematiche di carattere psicopatologico). I ragazzi non sono un po’ giù e un po’ agitati, sono depressi e ansiosi e questi due disturbi sono attinenti alla paura e alla perdita di fiducia nel futuro. La paura di non riuscire ad andare avanti… E noi a chi ha questa paura rispondiamo con uno stop, fermandolo? Bocciare significa fermare, significa dire “devi ripetere quello che hai vissuto”. La bocciatura ha una simbologia molto forte.
La bocciatura non serve mai?
Quando sei in forza e magari hai fatto “altro” per un anno, può avere un senso. Hai dato poco, ritengo tu possa dare di più, allora ti fermo e ripeti la situazione e vediamo se va meglio. E comunque nella maggior parte dei casi ha più valore mortificante che trasformativo. Ora ancora di più. Che valore trasformativo può avere fermare un ragazzo adesso?
Cosa dovrebbe fare la scuola?
Ricostruire la speranza dei ragazzi, andando a creare possibilità di investire sulla propria identità futura. Tu vieni qui, studi e avrai la tua identità sociale forte nella vita. Ora come si declina? I genitori sono pronti a rassicurare e stare vicini emotivamente, per fare riguadagnare forza e prendere la rincorsa e uscire. La scuola invece non pensa a favorire la riabilitazione del coraggio. C’è la pretesa di fare funzionare un sistema che ha avuto falle. L’unica possibilità è prendere atto che il sistema non ha funzionato e che si devono fare delle riparazioni. Ma non si possono accollare queste riparazioni ai ragazzi. L’unica possibilità è dire: “siamo tutti nella stessa barca, siamo qui insieme. Dobbiamo riparare insieme a quello che è successo”.
Come può la scuola aiutare i ragazzi?
Orientandosi in senso affettivo, trasmettendo i valori e i contenuti attraverso la relazione ragazzo-insegnante. Anche il dpr 249 del 1998 lo dice “la scuola …fonda il suo progetto sulla qualità di relazioni insegnanti studente…”. Gli insegnanti sono in una situazione difficile, ma devono ripartire da qui, dalla qualità della relazione. Come? Formandosi, riconoscendo il disagio nello studente e vincendo l’isolamento sociale dell’insegnante. Nella scuola si lavora pochissimo in team, ognuno ha la sua modalità di insegnamento. Questo è un danno per gli studenti che devono adeguarsi a otto stili diversi e crea isolamento tra gli insegnanti che non si confrontano e sono spaventati quasi dal confronto. Il rischio più grande è che la scuola sarà bocciata, perché non ha saputo farsi carico della riabilitazione dei ragazzi
Nelle scuole i ragazzi dicono di sentirsi in “arena”, un mese di verifiche e interrogazioni come non ci fosse altro. Docenti, e a volte genitori, ossessionati dal finire i programmi…
Sembra che sia tutto dettato dal dover tener fede ad un sistema, che evidentemente non ha funzionato: per “legge” devo fare tre verifiche, ero in dad, allora le faccio tutte in maggio. Ma è un anno particolare, si esca dal sistema. Questo mese viene vissuto dai ragazzi con paura e ansia. E abbiamo detto che arrivano da un anno e mezzo di paura e ansia. Così li immobilizziamo, non li motiviamo. Quindi facciamone due di verifiche… Il mondo è cambiato col Covid, perché la scuola non può cambiare? Bisogna usare questo tempo scuola per fare assaporare il piacere di tornare a studiare in presenza e di poter lavorare in gruppo.
Il Liceo Manzoni ha occupato e altre scuole si preparano a farlo. Cosa ne pensa?
Dopo un anno e mezzo in camera gli studenti ricominciano a vivere. La scuola dovrebbe appoggiare le proteste dei ragazzi e darne voce. È dai ragazzi, come è sempre stato, che arriveranno le indicazioni sulle prospettive su come sarà il mondo e su come affrontare la nuova vita. Davanti ai ragazzi che protestano e chiedono cambiamenti la scuola ha l’opportunità di ascoltarli e cogliere in quello che dicono degli spunti di cambiamento….
I messaggi un po’ contrastanti del Ministero possono essere influenzati dai tanti ricorsi in vista in caso di bocciatura. Ma cosa vuol dire per un ragazzo essere bocciato e dover fare ricorso?
È come una separazione giudiziale in caso di divorzio dei genitori. Sono i due sistemi educativi, scuola e famiglia, che litigano fra di loro. Se necessario va bene, ma è meglio mediare. Il Ministro potrebbe dare indicazioni a scuole e famiglie di trovare strategie educative comuni che salvaguardano ragazzi.
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