Motiviamo bambini e ragazzi: studiare serve a essere felici

Più cose conosci, più è facile trovare la tua collocazione nel mondo. Nathalie Besostri, esperta di Philosophy for Children, spiega come non perdere l'abitudine al "mestiere" di essere studente. Che oggi più che mai è un dovere civile. 


“Non possiamo permetterci che bambini e ragazzi perdano l’abitudine al mestiere di essere studenti”. E il rischio che succeda, avverte Nathalie Besostri, esperta di Philosophy for Children e cofondatrice del centro di sostegno allo studio familyfriendly FormaMi, è altissimo. “Diciamocelo: di norma, in maggio mi avreste chiesto consigli per studenti e genitori impegnati nel rush finale, le ultime settimane di scuola fitte di interrogazioni e verifiche, quando in molti ingranano la quinta motivati dall’alzare la media in pagella, dall’evitare un debito o una bocciatura”.

Invece siamo qui a parlare del contrario: la demotivazione. Di studenti, insegnanti e genitori. Provati dalla quarantena. Stanchi della didattica a distanza. Disorientati al pensiero di un’estate, e di un rientro a scuola, su cui non esistono certezze.

Se già prima era difficile convincere un figlio sull’utilità di studiare, ora pare impossibile. Come si fa?

Spiegando a bambini e ragazzi che studiare serve a conoscere e a vedere più cose. E che questo aumenta la possibilità di scoprire ciò che ci piace, che ci interessa, che ci stimola e che ci da soddisfazione. Studiare ci aiuta a trovare qual è il nostro posto nel mondo e, quindi, ad essere felici.

Lei parla del “mestiere di essere studente”. In cosa consiste?

Nell’abitudine a sapere come trovare informazioni. E mai come in questa emergenza Covid ci siamo resi conto dell’importanza di un bagaglio culturale collettivo. Mai come ora sappiamo che avere delle informazioni è cruciale per la vita pratica e per la sopravvivenza. Facile dunque capire cosa rischiamo se i nostri bambini e ragazzi smettono di fare questo mestiere. Lo avevamo immaginato ragionando sul futuro prossimo venturo di convivenza con l’intelligenza artificiale, e lo scenario internazionale di oggi lo conferma: saremo sempre più esposti in termini di competenze. Sapere, diventerà ancora più fondamentale per l’essere umano. Ma l’urgenza resta anche nel breve periodo. Le neuroscienze ci dicono che servono 21 giorni per sviluppare un’abitudine. Pensiamoci….è impensabile immaginare di riportare gli studenti su banchi a settembre senza un modo di tenere vivo il loro interesse verso la ricerca di nuove informazioni.

Lo studio estivo ci sarà. Che compiti delle vacanze assegnerebbe?

Consegne che stimolino gli studenti a ragionare su ciò che succede intorno a loro. Sull’essere presenti. Durante questa emergenza stiamo scoprendo il dovere civile di essere informati. Sapere cosa si può fare e cosa no è un dovere di tutti, per il benessere di tutti. In questi mesi di didattica a distanza c’è stata un’accelerazione tecnologica delle competenze sul digitale che, unita alla limitazione delle possibilità dovuta alla quarantena, ha innescato un processo importantissimo in alcuni ragazzi: la scoperta personale. Un approccio alla conoscenza, autonomo e personalizzato, molto prezioso. Partiamo da qui.


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Una ragazza studia al computer per la didattica a distanza
Nell'emergenza Coronavirus bambini e ragazzi non devono perdere l'abitudine a essere studenti

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