Scuola: a settembre si riparte senza classi sovrappopolate

Patrizio Bianchi, il coordinatore del comitato di esperti del Miur ci spiega come stanno lavorando per la riapertura


“A settembre si tornerà a scuola, una scuola diversa da prima, con il superamento del sovraffollamento in aula e del concetto di classe”. Così Patrizio Bianchi, economista industriale, coordinatore del comitato di esperti istituito al Ministero dell’istruzione per indicare modi e criteri sulla riapertura delle scuole a settembre. Ex rettore dell’Università di Ferrara ed ex assessore all’istruzione e al lavoro regionale dell’Emilia-Romagna continua: “Il virus ci ha costretto a affrontare le questioni che da anni sono le questioni della scuola come classi sovraffollate e bisogno di investimenti”

Cosa vuol dire che la scuola di settembre sarà una scuola diversa?

La nostra riflessione deve partire dalla premessa che scuola vuol dire bambini e ragazzi da 0 a 18 anni. Quindi scuola vuol dire attività di apprendimento diverse e diversificate per età e condizione territoriale. In alcune Regioni, come la Lombardia, ci sono già realtà molto avanzate di didattica che superano il concetto di classe. Una scuola delle competenze. In alcune Regioni il tempo pieno è la soluzione, in altre non ci sono le condizioni di farlo. Diversificare. Il nostro compito è di creare le condizioni per cui ogni scolaro possa avere le condizioni migliori, non le meno peggio, per potere riprendere una vita dopo questo trauma e possa sviluppare al meglio le capacità di apprendimento.

Tre mesi di tempo per elaborare le vostre proposte: non più classi pollaio a settembre? 

Primo bisogna lavorare sull’edilizia scolastica e la creazione nuovi di spazi di apprendimento, anche uscendo dalle tradizionali classi, partendo però dalla realtà che abbiamo. Stiamo lavorando anche col Politecnico di Milano sui numeri degli studenti. Basta alle classi sovraffollate. Ma questo era necessario farlo anche prima. Diciamo che il virus ci ha costretti a intervenire, dopo anni di discussioni. Ed è importante lavorare su tutti i possibili scenari contemporaneamente: un conto è se a settembre si starà vivendo la coda del virus, un conto se ci sarà un ritorno di fiamma del covid-19, Il principio è che non deve rimanere indietro nessuno ma anche che la scuola che abbiamo avuto fino al 28 febbraio non era la scuola che andava bene per tutti. Era una scuola che in alcune Regioni aveva un tasso di dispersione di 1 su 3… Quindi non si tratta solo di riaprire ma di fare un passo avanti.

Tutti sui banchi o qualcuno ancora a distanza a settembre?

Nella scuola che riaprirà non è solo questione di presenza e distanza. La presenza è un problema tanto più alto quanto più piccoli sono i bambini. Sicuramente i più piccoli avranno bisogno di maggiore presenza. Questo vuol dire scuola diversa e diversificata. Ma la scuola da settembre dovrà essere una scuola che fa tesoro dell’esperienza traumatica di questi mesi. Da marzo ci siamo trovati tutti a saltare da una piattaforma all’altra e a familiarizzare con mezzi che non pensavamo possibili. Ecco, la scuola deve usare tutti gli strumenti che la tecnologia ci dà. L’uso di questi strumenti non è un’alternativa alla presenza ma una scuola digitale è una scuola che permette di usare tutti gli strumenti tecnologici che il mondo di oggi offre.

1 settembre tutti a scuola?

Noi siamo chiamati a creare le condizioni per…ma la programmazione calendario è delle regioni. Il 1 settembre si insediano consigli di istituto, ma l’’apertura delle attività didattiche è materia di competenza delle Regioni.

Un percorso molto costoso? Servono molti investimenti?

Sicuramente serve un forte investimento. Quanti anni sono che diciamo che servono più soldi per scuola? Sono anni che non si investe a sufficienza nella scuola. Ora i nodi sono venuti al pettine.

 

 

 

 

 

 

 

 


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Scuola: la riapertura a settembre
Scuola a settembre stop alle classi pollaio

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