Figli adolescenti e Covid: “E’ tempo di musica leggerissima per aiutarli”

Sei consigli per i genitori dalla consulente filosofica Eleonora Mocenni per aiutare i ragazzi arrabbiati, apatici e depressi


Di nuovo in DAD questa settimana milioni di ragazzi. Dalla 2 media in su, la scuola resta chiusa. Niente classi, niente amici, niente tempo libero, niente teatri e cinema, niente feste. E così, dai 12 ai 18 anni, sono sempre più i ragazzi che si chiudono in casa, che non hanno voglia di nulla e crescono i casi di disturbi alimentari e del sonno, di abuso di videogiochi e reti, di ansia e depressioni, di autolesionismo. I ragazzi sono arrabbiati o apatici e i genitori cosa possono fare? “Una musica leggera anzi leggerissima… Basta realismo, ce n’è stato fin troppo, ora serve scaldare il cuore, immaginare, sognare, essere visionari, farsi ispirare…” Ecco come secondo Eleonora Mocenni consulente di pratiche filosofiche e madre di tre adolescenti. Il consulente filosofico usa le competenze filosofiche per aiutare le persone a affrontare situazioni di disorientamento, disagio, blocco, confusione, criticità e conflitto e lo fa usando la filosofia

SCUOLE CHIUSE PER MEDIE E SUPERIORI: COME AIUTARE GLI ADOLESCENTI A SUPERARE ISOLAMENTO E RABBIA

  • Crea leggerezza. Dopo tanto realismo (di Covid si muore lo abbiamo imparato, le regole hanno cambiato la nostra vita, la solitudine è diventata una norma…), ora serve rincuorare, incoraggiare, tornare a sognare. Come fai da genitore a riscaldare i loro cuori? Motivandoli. Scegli con loro una parola al giorno e discutine con loro, aprendo durante la giornata delle finestre per parlarne, anche pochi minuti. Ma quella parola deve essere la colonna sonora della giornata. Un esempio? Oggi scegliamo la parola leggerezza. Cosa è per me? E per te? E per papà? Cosa ci fa sentire leggeri? Le parole, ci ridanno energia, che è quello che ora manca a noi e ai nostri figli Altre parole? Coraggio, fiducia, speranza…Ogni famiglia sceglie le sue parole

 

  • Fai super attenzione al linguaggio Crea un’eco generativa nel linguaggio che usi in casa. I ragazzi stanno vivendo come atleti alle prese con gli ultimi chilometri dal traguardo. Le parole da fare risuonare in casa devono essere quelle di un allenatore che incoraggia, che dà fiducia. “Coraggio…”, “sei stato coraggioso e meraviglioso finora, manca poco”, “Forza”. È fondamentale come li guardiamo: “tu ce la fai…”

 

  • Cerca l’armonia. I ragazzi hanno la mente piena dalla complessità di mille punti di vista contrastanti che hanno abitato il mondo quest’ultimo anno (scuole chiuse si, no; zona rossa serve sì o no…) e sono in un’età fatta di dubbi e domande.  Non aumentare questa frammentarietà, cerca di fare sentire loro che siamo competenti sul senso della vita. È vero che dubitiamo, ci interroghiamo, abbiamo paura, siamo stanchi, ma nello stesso tempo sappiamo stare nella complessità del reale. La vita è così, le cose contrastano. Non c’è una verità. Come diceva Eraclito però solo dal contrasto dei contrari nasce l’armonia profonda.

 

  • No alle generalizzazioni. Evita frasi come “i ragazzi”, “i giovani”. Nel parlare con i tuoi figli tieni sempre conto dell’unicità e del momento e del singolo vissuto. No: “Come va?” “Cosa pensi di…”. Sì a: “Oggi cosa potrebbe farti sentire leggero?”, “Ti vedo scoraggiato, cosa potrebbe incoraggiarti?”, “Sei apatico, ma cosa è la passione?”

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  • Il tempo sospeso non esiste. Parti dal dire che quest’anno non ci ha imposto il tempo sospeso, ma ci ha regalato una sosta. È molto diverso. Fai vedere l’altra medaglia. Impariamo dagli stoici “Dove non puoi agire lascia che sia, dove puoi invece fai”. Tuo figlio ti dice: “Quest’anno è perso, bruciato, non tornerà mai più, è tutto irreversibile”? Tu rispondi facendolo guardare dall’altra parte: “Ho imparato che non posso controllare tutto; ho avuto a disposizione un tempo diverso”. Spingili a vedere che sì in tutto questo tempo “sospeso” ha visto serie tv, ha letto, ha giocato al computer, ha frequentato i suoi amici solo in video, ma…ma ha avuto tempo di stare da solo. E la solitudine, va detto ai ragazzi con passione, è da sempre la chiave per mettersi in contatto con la parte più profonda di noi stessi e quindi di conoscerci

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  • Torna ai blocchi di partenza Fai un passo indietro. Il loro spazio e la loro modalità di reagire sono sacri. Monitora, ma non stare loro addosso. Non vogliono uscire e stanno in videochiamata per ore? Va bene così. Tu digli cosa fai tu per tornare alla vita (“sto uscendo, vado a fare un giro in bici con la mia amica…”) ma non entrare nella loro mente (no ai “potresti”, “dovresti”). Il tuo compito di genitore è solo seminare. Dai spunti di riflessione, ma lascia a loro il tempo di reazione.

 

 


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