Conciliazione: L'equilibrio vita-lavoro diventa legge

“Aiuterà le mamme a non mollare” dice Anna Zattoni di Valore D, che commenta le quattro novità della legge

 


Diventa legge il decreto sulla conciliazione vita-lavoro e Anna Zattoni, Direttore Generale di Valore D (che segue oltre 140 aziende) sempre in prima linea sul tema conciliazione – lavoro, parla di “sforzo apprezzabile perché la legge aiuterà le mamme ad avere più opportunità e sostegno e quindi a non mollare quando il carico si fa troppo pesante. Ma la legge avrà vita difficile nella realtà delle piccole e medie imprese”.

CONCILIAZIONE VITA-LAVORO: LA LEGGE

Lunedì sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e le novità sul congedo parentale saranno legge a tutti gli effetti, anche se per ora la copertura economica c’è solo fino a fine anno. Quattro le novità principali: un congedo parentale più lungo (fino a 12 anni del figlio), minor tempo di preavviso all’azienda, congedo anche ad ore e scelta del part-time al posto del congedo

E’ una buona cosa per i genitori?
 

E’ un riconoscere che le emergenze non ci sono solo nei primi 3 anni di vita e che non devi decidere del tuo futuro lavorativo appena dopo il parto. L’estensione del periodo del congedo ti dà un’occasione in più per non pensare a una soluzione estrema e irreversibili in periodi in cui non ce la fai a gestire figli e lavoro insieme. Un numero più alto di opportunità spesso è la soluzione

E per le aziende è un passo avanti o un fardello?
 

E’ un allenamento all’innovazione organizzativa, anche se difficile da gestire soprattutto inizialmente. E’ una spinta a togliere la rigidità che contraddistingue il nostro mercato del lavoro. Soprattutto la misura sul preavviso (che le aziende non hanno molto gradito) è un incentivo a gestire i ruoli con discontinuità.

Ma come si comporteranno nella realtà le aziende?
 

Se guardo alle multinazionali con cultura per obiettivi e non abituate ad avere sempre la presenza in ufficio, queste misure, una volta gestito l’aspetto burocratico e di comunicazione, entrerà a pieno regime. Nella piccola e media imprese invece, che lavorano a risorse limitate e dove la sostituzione è sempre una criticità, temo che l’implementazione sarà più difficile e che le lavoratrici avranno meno possibilità di scegliere.

Quindi nella realtà il timore è che per molte lavoratrici non ci saranno le tre scelte: congedo tutto subito, fino ai 12 anni del bimbo o orario. E anche l’opzione part time al posto del congedo non è un’arma a doppio taglio soprattutto per le donne?
 

Dipende se il datore di lavoro riesce a valutare le persone dal loro valore e non dal tipo di congedo che scelgono. Il rischio che sia un’arma a doppio taglio c’è, ma dipende da realtà a realtà, dai manager e dalla cultura aziendale in cui si trovano. Basta pensare ai casi virtuosi già in essere, come la Vodafone, che già ora paga un congedo di 12 mesi a tutte le mamme, non facendo distinzioni tra chi torna subito al lavoro e chi torna dopo un anno.

In Inghilterra si sta ragionando sull’Ipotesi che i genitori “regalino” ai nonni parte del loro congedo per tenere i nipotini. In Italia funzionerebbe?
 

L’Italia ha il problema di avere un’economia basata troppo sulle famiglie. Si cerca sempre una soluzione “in casa” prima di affidarsi a servizi professionali. E questo meccanismo impatta soprattutto sulle donne, che in famiglia restano il punto di riferimento per la gestione delle esigenze di cura. Una proposta come quella inglese da noi renderebbe ancora più forte questa economia fatta in casa.

Un’alternativa?
 

Il mio congedo non goduto non lo do alla nonna, ma lo uso durante la mia vita professionale per comprare servizi alla famiglia, tata, scuola, campus. Questo scardinerebbe davvero i meccanismi che impattano in modo negativo soprattutto sulle donne e produrrebbe anche maggiore occupazione femminile, creando un circolo virtuoso.

COSA CAMBIA
 

1) Più tempo. I genitori potranno chiedere il congedo parentale fino ai 12 anni del bambini (prima era 8) e il congedo al 30% di stipendio sarà possibile fino ai 6 anni del figlio (prima era fino a 3).
2) Meno preavviso all’azienda. Il genitore deve avvertire l’azienda che vuole prendersi il congedo parentale 5 giorni prima (prima erano 15)
3) Congedo ad ore. Tutti i genitori potranno scegliere di usare il proprio congedo su base oraria, fino alla metà dell’orario medio giornaliero.
4) Part-time. Il genitore può chiedere il part-time in alternativa al congedo parentale, fino al 50% delle ore

 


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