Bocciatura e debiti a scuola: come aiutare i figli
La scuola è finita. Come affrontare una bocciatura? E i debiti a settembre? Cosa dire a tuo figlio? E come gestire l’estate? “La bocciatura è un segnale, non una tragedia”, Daniele Novara, pedagogista e fondatore del CPP - Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti, e autore di “Non sarò la tua copia”, saggio (Ed Bur Rizzoli) di “pedagogia alla rovescia”. Serve aiuto per trovare il tipo di sostegno allo studio più adatto a tuo figlio? Scarica la GUIDA AIUTO ALLO STUDIO DI RADIOMAMMA
BOCCIATURA E DEBITI A SETTEMBRE: COSA POSSONO FARE MAMME E PAPA’?
- Non servono discorsi. Stai sul concreto e parla (meglio insieme mamma e papà) ai tuoi figli. La partenza deve essere: “la situazione è questa, ora ci organizziamo per gestirla insieme”. Non dare giudici. L’educazione non è mortificazione, non andare in contrapposizione con i figli su questo tema.
- No alle punizioni. Debiti e bocciatura sono già punizioni.
- Bocciatura e debiti non servono, ma dobbiamo gestirli. Sono uno scienziato dei processi di apprendimento ed educativi e da scienziato dico che non riesco a trovare una ragione a favore della bocciatura. È una pratica inerziale (come le interrogazioni e i compiti in classe) Quelle pratiche che si mantengono e hanno una base normativa istituzionale, ma che non hanno una reale e effettiva funzione. A scuola gli alunni imparano sfruttando i compagni (la dimensione sociale è fondante la scuola). Il compagno è attivatore di apprendimento. A scuola si impara perché si è in un contesto sociale. Bocciare vuol dire togliere il contesto sociale. È come mettere un pesce in un altro acquario, gli togli l’habitat fondamentale. A fine ciclo si può valutare quello che l’alunno ha raggiunto o no. Si fa una valutazione evolutiva, non c’è bisogno di fermarlo. Lo fermi perché prevedi ci sia un’asticella da saltare e se non salta lo fermi. Ma ognuno segue un suo percorso e nel suo contesto sociale… Stessa cosa per i debiti. Sono una sanzione impegnativa, la cui efficacia è decisamente dubbia da punto di vista scientifico. Il recupero andrebbe fatto durante l’anno a scuola, non d’estate. La famiglia non è un “doposcuola”.
FIGLI BOCCIATI O RIMANDATI: CINQUE COSA DIRE E COSA FARE. I CONSIGLI DI DANIELE NOVARA A MAMME E PAPA’
- Lascia decantare, stai zitto. Prendo a prestito la risposta che diedero anni fa due grandi allenatori di Basket durante un incontro cui fui invitato a Pesaro sugli adolescenti. Alla domanda: cosa dire e come comportarsi quando si perde? La loro risposta era chiara: il giorno dopo non ci si incontra, perché prevale la depressione, ci si incontra 2 giorni dopo. Si lascia decantare la depressione. Ecco, così per il figlio/a bocciato o rimandato. Anche se in modo spavaldo un adolescente sostiene di non esserne colpito, è una batosta non indifferente. Genitori non aggravate la situazione con frasi di circostanza, pacche sulla spalla o ulteriori mortificazioni o rimproveri. Lasciateli un po’ stare, lasciateli vivere il momento.
- Fai il genitore, quindi dai una mano nell’orientamento post bocciatura. Molti ragazzi e ragazze vogliono per una questione di risarcimento rimanere nella stessa scuola. È comprensibile, ma si dimenticano di un principio di base della psicologia sociale: la prima percezione che si ha di una persona è quella che costruisce la realtà, difficile modificare la percezione che si ha di te. Io in caso di bocciatura consiglio sempre di cambiare scuola, perché vuol dire avere più chance di ricostruir
- Come genitore chiediti cosa non hai visto. Una bocciatura vuol dire che si deve intervenire a livello educativo. È un segnale, non una tragedia. Chiedetevi cosa non avete visto: i ragazzi dormono troppo poco oggi e questo ha un’incidenza sull’apprendimento e produce complicazioni scolastiche. La famiglia non si è accorta che il figlio stava troppo davanti ai videogiochi? Che si stava isolando? Che dormiva poco? La bocciatura va affrontata come genitori, come educatori. E può essere d’aiuto un percorso di parent counselor
- Organizza bene l’estate. Proprio perché serve intervenire sul deficit educativo, deve essere un’estate ben organizzata. Sono preziose esperienze di apprendimento di condivisione con amici e compagni, esperienze di solidarietà, in cui il ragazzo/a possa mettersi alla prova in un altro contesto. È inutile obbligare a “recuperare” l’anno d’estate (l’anno lo farà a settembre), meglio spostare ambito e visuale. Con campi di lavoro di volontariato o esperienze di apprendimento linguistico. Non sono premi, sono un intervento educativo
- Non contrapporre la vita sociale al recupero dei debiti. Esami a settembre? Aiuta i tuoi figli a organizzare lo studio senza privarli delle esperienze estie che sono fondamentali per la loro crescita. Sono adolescenti e preadolescenti e quindi è essenziale la vita di gruppo. Campi estivi, settimane di vacanza con gli amici, confronto con i pari, spensieratezza. Devono fare queste esperienze, toglierle per lo studio di recupero è un vero danno.
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