Violenza sulle donne: così educhiamo i figli a prevenirla

Spazio alle emozioni e alla fragilità. Attenzione ai gesti e alla cooperazione tra mamma e papà ancor prima delle parole. I consigli dello psicoterapeuta Venerandi del Santagostino ai genitori


“Un’emergenza che si può fermare e prevenire, educando i bambini, con le parole e con i nostri comportamenti, partendo dalla famiglia”. Mario Venerandi, psicoterapeuta sistemico relazionale al Santagostino, non ha dubbi che la lotta alla violenza sulle donne passi dalle parole, dai valori, dai messaggi e dai gesti con cui cresciamo i nostri figli. 

Già, ma come iniziare? Da dove partire? In occasione del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, gli abbiamo chiesto dei consigli pratici per lavorare sul tema da casa. Con i nostri bambini e ragazzi.

VIOLENZA SULLE DONNE: PAROLE, GESTI E MESSAGGI PER EDUCARE I BAMBINI FIN DA PICCOLI 

La prima cosa da fare è dimostrare nei fatti, a casa, cosa vuol dire parità e cooperazione tra mamma e papà, cosiglia Venerandi. Per instaurare relazioni che tengano davvero in conto e rispettino l’altro, relazioni non  possessive, bisogna imparare fin da piccoli a riconoscere, verbalizzare e gestire le proprie emozioni. Specie quelle negative, evitando di reprimerle finché non si scoppia. Dunque: 

 

  • Sì alla fragilità È fondamentale educare i bambini da subito all’accettazione della fragilità, insegnare loro a mettersi nei panni dell’altro e a capire cosa succede all’altro;

 

  • Contano i gesti. Più del 90% della comunicazione che facciamo è non verbale. Non basta raccontare la non violenza, è fondamentale metterla in pratica. In casa, nell’educazione, stiamo dimenticando la cooperazione, che è un modo pratico ed evidente di riconoscere valore e dignità all’altro. Questi processi sono quelli che evitano la violenza. Quando i genitori si sentono corresponsabili e fanno capire ai figli che l’importanza di mamma e papà è uguale, tutto ha una valenza diversa… 

 

FEMMINICIDIO: COME PARLARNE A BAMBINI E RAGAZZI

 “Violenza vuol dire togliere libertà, parti da qui”, spiega Venerandi. Si può ragionare insieme accogliendo eventuali preoccupazioni dei figli, oppure  spiegare e raccontare. In entrambi i casi: 

  • No alla causa-effetto. È molto importante fare e dare ai ragazzi una lettura relazionale di quanto succede. La violenza è qualcosa costruito nel tempo, che arriva al culmine ma non finisce con l’atto, i suoi effetti continuano. I bambini capiscono molto bene quanto è importante la relazione. Capiscono che se esercitano violenza anche loro la possono subire;

 

  • Visione ampia. Parlare di femminicidio significa parlare di violenza in generale. Se si affronta il tema con i bambini, meglio partire da cosa vuol dire togliere la libertà, superare i limiti…Bisogna trattare la violenza come un tema che riguarda tutti, aldilà di chi sia la vittima. 

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Un cruscotto con il disegno di diverse emozioni
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