Scuole chiuse: perché i bambini sono a casa e gli adulti nei negozi e al lavoro?

Sul tema salute risponde Vittorio Agnoletto " Abbiamo il primo grande studio in Italia che dimostra che la scuola non è un elemento che fa accelerare la diffusione del virus"


Scuole chiuse, dai nidi alle superiori. E i genitori al lavoro. Come si fa? Era proprio necessario? Mamme e papà scendono in piazza. Sono decine le proteste in questi e nei prossimi giorni (trovi tutti gli appuntamenti in agenda). Abbiamo girato a 4 esperti le domande che tutti noi ci stiamo facendo

 

SCUOLA E ASILI CHIUSI: UNO STUDIO SU 3,7 MILIONI DI STUDENTI DIMOSTRA CHE LE SCUOLE NON ACELLERA LA DIFFUSUIONE DEL VIRUS

Uno studio, condotto da epidemiologi, medici, biologi e statistici, su 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti dimostra che le scuole aperte non sono responsabili della crescita dei contagi. Lo studio è stato condotto da un team di epidemiologi, medici, biologi e statistici, tra cui Sara Gandini dello Ieo di Milano. La ricerca ha incrociato i dati del Miur con quelli delle Ats e della Protezione civile. I dati dicono il tasso di positività dei ragazzi rispetto al numero di tamponi eseguito è inferiore all’1%. I dati dimostrano che i giovani contagiano il 50% in meno rispetto agli adulti, anche quando si tratta della variante inglese. E dicono che i focolai nelle classi sono sotto il 7%

 

SCUOLA CHIUSA: LE VERE RAGIONI NON SONO SANITARIE

Chiudere asili e scuole è stato il modo di fare stare a casa milioni di persone con una sola decisione, senza toccare i settori produttivi. La scuola è stata la decisione politica più semplice, non avendo la capacità di intervenire in modo adeguato sui trasporti, a monte. Ma non è la soluzione, non ferma la diffusione del virus. Finalmente oggi abbiamo un primo studio in Italia che indica  con precisione che la scuola non è un elemento che fa accelerare la diffusione del virus. La percentuale di casi positivi negli studenti è inferiore a quelli della popolazione in generale”. È chiaro Vittorio Agnoletto, medico, già fondatore della Lila, Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids, insegna globalizzazione e salute pubblica all’Università Statale di Milano e tra i promotori della campagna “no profit on pandemic”, per chiedere il superamento dei brevetti sul Covid

Su quali evidenze scientifiche si è basata la decisione di chiudere la scuola?

Fino ad ora avevamo solo dati empirici che arrivavano dall’ osservazione dei casi registrati, ma non  basati su grandi numeri e che dicevano che la variante inglese coinvolge di più della variante iniziale i bambini, pur rimanendo il fatto che i bambini evolvono meno verso la fase avanzata della malattia e molto meno verso il decesso. E avevamo un rapporto (4 gennaio 2021) dell'ISS (istituto superiore di sanità su Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di SARS-CoV-2: la situazione in Italia’) che analizzava l’andamento epidemiologico nazionale e regionale dei casi di COVID-19 in età scolare (3-18 anni) nel periodo compreso tra il 24 agosto e il 27 dicembre 2020 e che ci diceva che le scuole sono ambienti relativamente sicuri se si adottano le precauzioni consolidate (areazione, mascherina ecc..). Oggi abbiamo questo studio che ci dice che anche di fronte alla variante inglese i bambini e i ragazzi vengono colpiti meno degli adulti e anziani. 

Alla luce di questo studio come si fa a continuare a tenere chiuse le scuole?

Così come presentato mi sembra che sia il primo grande studio realizzato in Italia che individua una serie di indicatori secondari (rapporto casi con apertura scuole, paragone Roma Napoli ecc) e che toglie uno strumento a chi vuole continuare a tenere le scuole chiuse. Abbiamo un elemento in più che ci sottrae i bambini e i ragazzi come "untori", ora è ancora più evidente che le ragioni che hanno portato alla chiusura delle scuole erano ragioni in gran parte esterne alla questione scuola in quanto tale. Ora spetta al decisore politico.

Scuole e asili sono stati chiusi perché si formano i focolai nelle classi?

È evidente che in una scuola con 22 bimbi se uno ha il virus lo può trasmettere: il gruppo che si vede quotidianamente e in uno solo spazio per tante ore è a rischio. È un dato reale. Ma perché la stessa misura non è stata presa su luoghi di lavoro dove l’evoluzione della malattia è più grave?  Se l’intervento della sanità pubblica segue questa logica perché sui luoghi di lavoro non c’è nessun controllo? A scuola ci sono le precauzioni, nei posti di lavoro dovrebbero esserci, ma non ci sono i controlli. Lo studio lo conferma: è 4 volte più frequente che gli insegnanti si contagino tra loro (rispetto al fatto che vengano contagiati dai ragazzi), magari in sala professori, come accade negli uffici

Le scuole chiuse significano: niente contagi tra i bambini?

La chiusura delle scuole fa sparire una generazione? No. La generazione rimane. I bambini si trovano ai giardini, sono comunque in ambito collettivo. Almeno a scuola c’è elemento di sorveglianza

Perché tutto il resto è aperto (negozi) e scuole si sono chiuse per prime?

Questa è la vera contraddizione. L’infezione circola soprattutto nei posti di lavoro. Non c’è stato nessuno studio sul numero di contagi avvenuti dentro le scuole. La chiusura dimostra che hanno pesato ragioni economiche, unite alla questione variante inglese e nessun vaccino per i bambini

Questa zona rossa serve dal punto di vista sanitario?

Avremmo dovuto farlo prima e servirebbero 15 giorni di lockdown serio se lo scopo è abbassare la velocità di trasmissione del virus. Questo rossa colpisce solo l’educazione e la socialità, come se queste cose non avessero un prezzo e questo fa sì che la situazione di emergenza si prolunghi….

 


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Scuole chiuse per covid
Vittorio Agnoletto ci spiega perchè hanno chiuso le scuole

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