La Legge Zan spiegata ai genitori

I nostri figli portano il tema diversity in casa. Il sociologo Marzio Barbagli spiega cosa prevede e perché serve una legge per contrastare le discriminazioni fondate su orientamento sessuale, identità di genere e disabilità


Le parole di Fedez e Elodie, la storia di Malika, la ragazza cacciata di casa e minacciata dai genitori perchè lesbica. I nostri ragazzi parlano su social e a tavola di una legge in questi giorni. Della legge Zan. Il disegno di legge Zan(che prende il nome dal suo relatore, il deputato del Pd Alessandro Zan) è una normativa contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere e identità di genere e disabilità, approvato dalla Camera dei deputati il 4 novembre 2020. Ora la legge è ferma al Senato in attesa di calendarizzazione. Ma cosa prevede la legge Zan e perché fa tanto discutere? L’abbiamo chiesto a Marzio Barbagli, sociologo e professore emerito di sociologia dell'Università di Bologna e tra i firmatari della petizione lanciata da intellettuali, giuristi, attori, filosofi, cantanti indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Senato, per chiedere l’approvazione definitiva della legge.

 

DDL ZAN: COSA PREVEDE E PERCHE’ FA DISCUTERE

Perché serve una legge per contrastare le discriminazioni fondate su orientamento sessuale, identità di genere e disabilità?

Marzio Barbagli: I cambiamenti di costume non sono provocati dalle leggi, ma le leggi seguono e rafforzano le tendenze che ci sono nella società. Questa legge segue la tendenza che c’è in tutti i paesi occidentali di un sempre maggior riconoscimento del diritto, elementare, di non essere discriminato. Le leggi facilitano i processi di trasformazione culturale, perché noi tendiamo sempre a pensare che il mutamento sia maggiore di quello che è stato.

Che cosa prevede la legge Zan?

Marzio Barbagli: Il ddl Zan ha lo scopo di contrastare le discriminazioni fondate su orientamento sessuale, identità di genere e disabilità.  Prevede multe fino a 6.000 euro e il carcere fino a 4 anni per chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità. Prevede l’istituzione il 17 maggio della Giornata Nazionale Contro l’Omofobia; lo stanziamento di 4 milioni di euro l’anno per supporto centri dedicati alle vittime di reati di odio e discriminazione e in generale per iniziative di contrasto al fenomeno. E dal punto di vista sociologico introduce l’obbligo per l’Istat di una misurazione ogni tre anni del cambiamento della società su questi temi. Avere dati è riconoscere un costume.

Oggi abbiamo il codice penale e la legge Mancino, perché la Legge Zan?

Marzio Barbagli: Oggi c’è la legge Mancino, che condanna gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Con la Legge Zan si puniscono anche i reati fondati sulle discriminazioni di identità di genere e orientamento sessuale e disabilità. Si amplia l’ambito di applicazione dei delitti contro l’eguaglianza previsti dal Codice penale (articoli 604 bis e 604 ter) aggiungendo alle azioni da condannare e punire anche i comportamenti discriminatori rivolti a disabili, omosessuali, transessuali e qualunque atto persecutorio motivato dal genere e dall’orientamento sessuale. Questa legge è più completa ed è figlia del momento storico e sociale. 

Perché una parte della società considera la lege un attacco alla cosiddetta famiglia tradizionale?

Marzio Barbagli: Chi sostiene questo teme che ci sia una legittimazione, una maggior libertà di difendere o promuovere i comportamenti omosessuali. La società per cambiare richiede tempi molto lunghi e invece su questo ambito il percorso fatto è stato velocissimo. Ancora a fine del secolo scorso in tutto l’occidente era reato essere omosessuali. In 40 anni (pochi per cambiamenti di questo tipo) l’omosessualità è passata dal codice penale al codice civile. Questo cambiamento è stato molto rapido e quindi una parte della popolazione continua a non accettarlo.  In una società favorire l’integrazione significa agire nell’interesse di tutti, non solo perché si salvaguarda l’uguaglianza sacrosanta dei diritti, ma perché la società funziona meglio. L’integrazione è motore della società. Ci sono conseguenze psicologiche e sociali per tutti se non c’è uguaglianza.

 

L’integrazione e la diversità sono un problema di noi adulti o anche dei millennial?

Marzio Barbagli: Anche sui ragazzi la legge favorisce una maggior accettazione. Gli adulti sono l’esempio, la mancata accettazione degli adulti può influire anche sui giovani. Basta pensare alla frequenza con cui i ragazzi hanno detto o dicono ai genitori di essere omosessuali. Ancora oggi le ricerche internazionali mostrano che per una parte dei genitori scoprire che il figlio è omosessuale è un momento complicato che smuove cose profonde, perché ha radici plurisecolari. L’omosessualità è ancora profondamente sentita come un attacco alla propria identità sessuale, come minaccia. Avete mai notate come, anche nei giovani, sia difficile sentire dire da un gruppo di amici “Carlo è bello”, mentre è più frequente tra un gruppo di amiche sentire “Anna è bella”? La tranquillità nel parlare di orientamenti sessuali non c’è ancora neanche nelle nuove generazioni. Ci si arriverà lentamente, la tendenza è quella, ma è in corso un mutamento profondo ci vuole tempo…questi mutamenti sono lenti. La società si muove lentamente e le leggi la seguono e la rafforzano.

 

 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay 


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