Estate post-Covid: “Mamme e papà giocate con i vostri bambini”
“Genitori giocate con i vostri figli”. Ecco come i bambini possono tornare alla loro vita e riprendersi dal periodo di quarantena secondo Francesca Antonacci, Docente di pedagogia del gioco e Professoressa di Pedagogia generale e sociale al Dipartimento di Scienze Umane per la formazione "Riccardo Massa" dell’Università Milano Bicocca. “Questo periodo di isolamento ha generato diversi effetti nella percezione dei bambini dello spazio e della relazione. E la responsabilità è nostra, degli adulti. Ora serve il nostro impegno e serve tanto gioco, insieme”.
Che conseguenza ha avuto il lockdown sui bambini?
Dipende da come hanno vissuto il periodo i genitori (o gli adulti di riferimento). I bambini guardano il mondo con gli occhi dell’adulto che hanno accanto, a differenza degli adolescenti che hanno il confronto con i pari (anche digitale se in lockdown) e hanno accesso a mezzi d’informazione per farsi in parte una propria idea. Genitori arrabbiati e nervosi durante l’emergenza Covid hanno trasmesso questo, anche se hanno provato a non farlo. I bambini assorbono e trattengono e reagiscono a questa rabbia e ansia. Possiamo vivere le nostre emozioni, ma quando viviamo con bambini dobbiamo pensare che le nostre azioni sono osservate e guardate. Stessa cosa per il post Covid. I bambini sono subito più aperti a ricominciare a vivere se vedono i genitori tranquilli e non si sentono sempre sotto controllo.
Come devono gestire i genitori l’estate, magari con bambini spaventati e che non vogliono uscire?
Prima di tutto la coerenza tra il dire e il fare. Se li facciamo uscire ponendo però mille limiti e problemi (“non avvicinarti”, “non toccare”, “non fare così…”) allora per il bambino diventa impossibile. Meglio darsi una settimana in più per tranquillizzarsi e poi uscire. Le regole servono, ma un bambino riesce a maneggiarne non più di 3. Con coerenza scegliamone 3 e portiamole avanti. Un esempio? Mascherina, no mezzi pubblici e lavaggio delle mani. Bastano queste. È poi necessario non dare mai messaggi di rinforzo sulla paura, ma essere positivi. I bambini hanno bisogno di un’immagine positiva interna del genitore, si fidano di mamma e papà, che devono dimostrare anche emotivamente e fisicamente la loro positività sul futuro, non solo a parole. Quindi se ci laviamo le mani 300 volte al giorno, se al giardino sulla panchina non ci sediamo e controlliamo come si muove nostro figlio in continuazione, il bambino capisce che non c’è da stare tranquilli e per questo non vorrà uscire. Infine, rassicuriamo su settembre. Non su cosa succederà, perché non lo sappiamo ancora, ma sul fatto che qualsiasi cosa succederà noi saremo con loro e affronteremo qualunque cosa, come facciamo ora…
Hanno disimparato a stare con gli altri bambini?
È impossibile, perché per il bambino è innaturale avere paura dell’altro in modo astratto. Se c’è questo timore qualcuno glielo ha instillato, viene dall’esterno. È solo paura incamerata. Mamma e papà possono adesso mitigarla, dando immagini rassicuranti e paragonando la situazione di mesi fa con quella attuale, per mostrare che ora va meglio. Se non vogliono vedere nessuno insistiamo, non molliamo. La pigrizia del genitore nel lasciare le cose come stanno e non fare la fatica di convincere i figli a uscire, rischia di generare paure ancora più amplificate. Bisogna insistere per il ripristino delle relazioni.
Qual è la miglior arma per il post-Covid?
Giocare, è la parola d’ordine. Portiamo i bambini a giocare, se possibile all’aperto, con giochi semplici: pattini, palla, gessetti per colorare per terra, che consentono di giocare con gli altri. Mantenendo le misure di sicurezza (mascherina a seconda dell’età, lavaggio delle mani) ma lasciamoli giocare il più possibile. E anche in casa, il gioco è fondamentale perché trasmette una lettura più leggera delle relazioni col mondo. Trasforma tutto in qualcosa di più comprensibile, su cui si può scherzare. A inizio pandemia giocavo a Pandemic con i miei figli. Perché? Perché il contesto del gioco è protetto e ti fa vedere la realtà a leggerla ma relativizzando gli aspetti più preoccupanti
E quali giochi si possono fare con i bambini più impauriti?
Giochi di relazione. Come la palla, che permette di relazionarsi con l’altro senza toccarlo. È un avvicinamento progressivo all’altro senza costrizioni. Oppure giochi in scatola, il giro in bici. Davanti alla paura serve un mediatore, un gioco di mediazione, per vedere l’amico come compagno di gioco e non come pericolo.
Gioco da soli o con i genitori?
In casa serve giocare. Gli adulti hanno poca abitudine al gioco. Invece il gioco è un fortissimo mediatore di relazione. Giocando insieme si comunica, si imparano le cose dell’altro, si ride. La famiglia davanti alla tv si spegne…se tutte le giornate finiscono così, la relazione non esiste più nelle nostre case.
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