Non solo voti. “Le università straniere valutano molto più del profilo accademico dei diplomati per deciderne l’ammissione: dallo sport all’impegno nel sociale, dalla capacità di gestione del tempo alle esperienze lavorative, chi esamina la tua application cercherà di capire quanto sei davvero interessato e determinato a studiare una specifica materia e perché. La prima cosa da sapere è questa”.
Davide Quinto è un esperto di atenei stranieri. Perché ci ha studiato e perché in Italia guida il team di Elab Education Laboratory, società con uffici a Londra, Varsavia, Milano, Roma e Madrid che attraverso un team di mentor e tutor di diverse nazionalità orienta e aiuta i ragazzi che vogliono laurearsi o specializzarsi all’estero a trovare la facoltà, l’università e anche la borsa di studio più adatta ai loro sogni ed esigenze.
Da dove cominciare? Verso quali Paesi orientarsi? Con quanto anticipo rispetto alla maturità? Le domande di chi punta a una laurea o a un master fuori dall’Italia sono molte, e se le pongono in tanti. I numeri parlano chiaro: secondo l’Unesco nel 2019 oltre 77mila studenti italiani erano iscritti in un ateneo straniero e se la Commissione Europea dichiara che l’Italia è il primo tra i Paesi Erasmus+ per numero di ragazzi che partono (74mila nel 2021), uno studio di Eurostat pubblicato a novembre 2023 ha calcolato che il 9% dei laureati europei nel 2021 (quasi 400mila) ha studiato all’estero per 3 o più mesi durante l’università.
Cosa spinge tante famiglie a puntare sull’università all’estero?
Davide Quinto: Innanzitutto un approccio allo studio diverso, improntato sull’imparare facendo. Un approccio più pratico, o hands on, come si dice nei Paesi anglofoni, che punta allo sviluppo e all’acquisizione anche delle competenze soft richieste dal mercato. Basti pensare che, nel Regno Unito, gli studenti di medicina imparano a sezionare un cadavere dopo 8 settimane di università. All’estero si studia pensando a quando andrai a lavorare, su questo gli atenei italiani sono molto indietro non solo rispetto agli Stati Uniti ma anche ad altri Paesi europei. Un secondo fattore, altrettanto importante, è la ricerca accademica avanzata in alcuni campi specifici. Prendiamo la finanza: ha assolutamente senso studiarla a Londra, anche in previsione di operare sulla sua piazza. Lo stesso dicasi per il marketing, che è stato inventato nel Regno Unito, e su cui le università anglosassoni sono anni luce avanti. Da non sottovalutare è, inoltre, il fattore networking: le relazioni tra atenei e aziende, il coaching di carriera dedicato agli studenti, le reti formali e informali tra alunni, ex allievi, docenti e investitori promosse dalle università. In generale, prendere una laurea o un master all’estero consente di imparare molto più di una lingua straniera: vuol dire allenarsi alla relazione con culture e modi di ragionare diversi. Dal punto di vista economico, infine, si calcola un +25% di primo stipendio rispetto all’Italia.
Quali facoltà e quali Paesi scelgono gli studenti?
Davide Quinto: in 11 anni di vita, abbiamo aiutato i ragazzi a compilare oltre 11mila application che hanno aperto le porte di università in tutta Europa e negli Stati Uniti. Dal nostro osservatorio, nel post pandemia abbiamo notato un crescente interesse per Medicina, seguita a ruota da facoltà che preparano sulla sostenibilità ambientale e forte rimane anche l’interesse per il business. Come destinazioni, la Brexit e il conseguente aumento delle rette hanno portato circa il 40% degli studenti che prima puntavano sull’Inghilterra a scegliere altre università europee con corsi in lingua inglese: Olanda, Irlanda, Spagna e Germania su tutti. Le materie di studio e il Paese di destinazione non sono l’unica cosa da scegliere, è molto importante anche capire qual è il tipo di università più adatto ai propri obiettivi e al proprio stile di apprendimento.
In Olanda e in altri Paesi del Nord Europa, per esempio, bisogna scegliere tra le Applied Sciences e le Research universities: entrambe offrono sia corsi di laurea sia master, ma le prime hanno un taglio più pratico, in genere durano 4 anni invece di 3 perché prevedono un lungo periodo di stage presso aziende o organizzazioni, sono più improntate allo studio di gruppo e all’applicazione della conoscenza e preparano gli studenti anche all’ingresso diretto nel mondo del lavoro. Una differenza simile esiste in America tra community college e università: i primi, oltre ad avere rette più basse, durano due anni dopo i quali si può decidere di iniziare a lavorare oppure di continuare a studiare per altri due anni presso un’università. Al di là di queste differenze, la tendenza a “spezzare” in due lunghi percorsi universitari è sempre più diffusa e, tanti per dire, è l’unico modo in cui oggi si fa Medicina nel Regno Unito: studio 3 anni, dopo i quali volendo posso iniziare a lavorare, per esempio in laboratorio, e poi altri 3. I dati per l’Italia, per contro, ci dicono che l’anno in cui più frequentemente si abbandona Medicina è il terzo.
Parliamo di costi: come variano da Paese a Paese? Ci sono borse di studio?
Davide Quinto: in alcuni Paesi scandinavi l’università è gratuita per tutti i cittadini dell’Unione europea, come pure in Germania, e in altri Paesi europei, per esempio la Spagna, studiare in un ateneo pubblico può costa tra i 600 e i 700 euro l’anno. In Olanda le rette universitarie si attestano intorno ai 2500 euro annui, in Irlanda sui 3mila, in Scozia per atenei di città minori, per esempio Aberdeen, si spende sui 6mila euro. Gli atenei con le rette più alte sono quelli americani, dove si superano i 30 mila dollari all’anno. Per contro, negli Stati Uniti c’è una grande offerta di borse di studio che variano a seconda dei meriti accademici, successi sportivi o esigenze economiche.
Oltre al costo dell’università bisogna considerare vitto e alloggio e il fatto che, mentre le università britanniche e americane garantiscono un posto a ogni matricola negli studentati, lo stesso non vale per le grandi città europee. Oltre alle borse di studio, le famiglie italiane possono usufruire del prestito d’onore dedicato agli studenti, che non prevede alcun intervento assicurativo dei propri genitori e che arriva a coprire fino a 75mila euro. Si inizia a ripagare due anni dopo l’ultimo corso seguito e lungo un arco di tempo di 30 anni.
Quali sono i requisiti di ammissione ad una università straniera e quanto prima della maturità bisogna attivarsi?
Davide Quinto: il mio consiglio è sempre di portarsi avanti, anche di un paio d’anni rispetto all’esame di maturità. Se, tanto per fare un esempio, si punta ad entrare a Oxford o a Cambridge, la data ultima per consegnare l’application e ricevere un’offerta è il mese di ottobre della quinta superiore. In generale, oltre al diploma, bisogna dare prova di avere una sufficiente conoscenza della lingua inglese con una certificazione almeno di livello B2. Per alcune facoltà di tipo scientifico, agli studenti italiani possono chiedere di sostenere un esame aggiuntivo di matematica oppure di aver superato i test SAT (per le lauree) e GMAT o GRE (per alcune lauree di secondo livello). Nel caso di facoltà come design, architettura o moda, agli studenti può essere richiesto di produrre un portfolio dei loro lavori.
Oltre a questi requisiti, bisogna lavorare sull’application che prevede la raccolta di molti documenti e la preparazione di video o di Personal Statement e che è lo strumento principale per ricevere un’offerta da parte delle università. Una volta individuato il tipo di percorso di studi che si vuole intraprendere, è importare preparare e spedire più di una application per avere più chance di essere accettati, progettando piani b, c, d…
Come accompagnate i ragazzi e le famiglie in questo processo?
Davide Quinto: abbiamo creato un programma in cinque fasi, supportato da una piattaforma dedicata di webinar, materiali informativi, esercizi, incontri e mentoring accessibile da qualsiasi device. La prima e più importante fase è quella dell’orientamento: attraverso dei career coach, dei test attitudinali e le competenze e conoscenze dei nostri consulenti accompagniamo i ragazzi a capire quali possono essere i percorsi, i Paesi e gli atenei più adatti ai loro sogni e alle loro esigenze. Segue una fase di tutoraggio a 360 gradi durante la quale aiutiamo gli studenti a preparare i materiali per l’application, dalle certificazioni linguistiche in su. La terza fase è dedicata alla raccolta di documenti e al disbrigo di pratiche burocratiche, la quarta alla ricezione di una o più offerte da parte delle università e la quinta e ultima fase serve a ottenere visti e borse di studio e a trovare un alloggio. Possiamo seguire le famiglie lungo tutto il percorso di application e accesso all’università o anche solo su alcune fasi.