Salute mentale: come aiutare i bambini
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Regressioni, immaturità sociale, umore altalenante, aggressività, problemi scolastici. Gli effetti del Covid, della dad e delle restrizioni, si fanno sentire sui bambini. Lo dicono i numeri (il Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi nel 2021 ha registrato un aumento del 27% dei disturbi dell'infanzia e del 43% dei problemi scolastici) e lo confermano gli esperti: "Aumenta il disagio", spiega Elena Saporiti, psicologa psicoterapeuta coordinatrice dell'area dedicata all’età evolutiva del Santagostino, "osserviamo una maggiore difficoltà dei bambini a gestire la quotidianità".
Cosa sta succedendo ai nostri figli, anche ai più piccoli? E, soprattutto, cosa serve per portare un aiuto concreto e immediato alle famiglie? Radiomamma e Santagostino, cui arrivano continue richieste di aiuto da parte dei genitori, hanno cercato di scoprirlo con questo approfondimento in quattro puntate sull'emergenza salute mentale per le famiglie.
In questa seconda puntata:
- IL DISAGIO CRESCENTE NEI PICCOLI: PERCHE' E COME SI MANIFESTA
- LE PROPOSTE CONCRETE DEGLI ESPERTI PER AIUTARE I BAMBINI
BAMBINI 0-10 ANNI AGITATI, AGGRESSIVI, TRISTI: COSI' LE RESTRIZIONI COVID BLOCCANO LO SVILUPPO SOCIALE DEI PICCOLI
"Per proteggere i bambini dalle tante informazioni sulla pandemia, i genitori tendono a dare poche spiegazioni, riportandoci poi una nuova e forte agitazione dei figli", spiega Elena Saporiti del Santagostino, denunciando un effetto "autogestione" dei piccoli: "Si danno spiegazioni ma senza averne i mezzi". Il risultato è una crescente difficoltà nell'adattarsi a regole che cambiano di continuo cui si aggiunge un aumento delle tensioni all'interno della famiglia. "Molte situazioni difficili sono state esasperate dal lockdown: scontri tra genitori e tra genitori e figli che lasciano un segno sui bambini. Assistiamo a regressioni nell'autonomia e a somatizzazioni".
Non solo, denuncia Sara Sainaghi, psicologa e psicoterapeuta familyfriendly: "Nei bambini più piccoli, provati dalla continua privazione di qualcosa (amici a casa, scuola e asili a giorni alterni, continui tamponi), inizio a vedere episodi di tristezza, tono umore altalenante, crisi di pianto. A sei anni non c’è l’alternativa online per le relazioni, c’è solo l’isolamento. Si stanno perdendo le tappe fondamentali dello sviluppo sociale". Con un impatto negativo che si vede in casa ma anche nei gruppi classe. "Emerge che manca un pezzo a questi bimbi. Hanno meno capacità di stare nel gruppo, hanno uno sviluppo sociale più bloccato. E’ una situazione recuperabile, ma deve cambiare qualcosa…".
Per Daniela Novara, pedagogista e parent counselor, è l'aumento dell'aggressività nei bambini già a partire dai 3 anni nei confronti dei genitori il campanello d'allarme che deve farci riflettere. "Isolati e dimenticati da tutti, i bambini sono le principali vittime delle restrizioni. Quando vivi per due anni appiccicato ai genitori, con madri e padri che si sono sostituiti agli amici, come fai a capire che non puoi tirare un calcio alla mamma come faresti al parco con un coetaneo? Se a 4 anni non vai alla scuola dell'infanzia comprometti lo sviluppo delle autonomie".
BIMBI IN DIFFICOLTA', LA SOLUZIONE PASSA PER I GENITORI: SERVONO PSICOLOGI ED EDUCATORI FIN DALLA SCUOLA DELL'INFANZIA PER LAVORARE CON LE FAMIGLIE
Intervenire fin dalla scuola dell'infanzia con un sostegno non solo ai bambini ma anche e soprattutto ai genitori. La parola d'ordine è questa. "Dobbiamo costruire un sistema integrato di presa in carico, un lavoro di equipe che vede al lavoro fin dalla scuola materna con i bambini e le famiglie un team di psicologi ed educatori", propone Andrea Fianco, psicoterapeuta e psicologo scolastico a Milano e provincia. Gli fa eco Alessandra Orlando, che come psicologa lavora nelle scuole medie e superiori della città: "Lo psicologo scolastico funziona, ma va portato negli istituiti di ogni ordine e grado e vanno potenziati i servizi accessibili gratuitamente o a prezzo calmierati sul territorio perché tante famiglie non possono permettersi una presa in carico privata".
Che tipo di sostegno servirebbe alle famiglie fin dalla scuola dell'infanzia? Per Daniele Novara, che sottolinea l'anomalia tutta italiana della mancanza di pedagogisti nella scuola, "il lavoro è da fare innanzitutto con i genitori". La pensa così anche Elena Saporiti del Santagostino: "Serve un cambio di cultura di tutti. Bisogna aiutare i genitori a capire come supportare i propri figli e a mettersi dal punto di vista dei bimbi. I bimbi vivono di emozioni, che passano attraverso i comportamenti e le parole dei genitori. Serve educare e abituare i genitori a parlare con i bimbi e a spiegare quello che succede". Dove e come? Nelle scuole, precisa: "Idealmente sono i luoghi più facilmente raggiungibili. Una formula utile sono i Circle Time, incontri di gruppo durante i quali ci si scambia idee ed esperienze guidati da un esperto. Le mamme e i papà in questo momento più che mai devono essere preparati a gestire le situazioni e a contenere i figli, non ad esserne in balia. Il ruolo fondamentale della genitorialità va recuperato".
Senza un lavoro sui genitori, teme Sara Sainaghi, il disagio nei bimbi non può che peggiorare. "Per i piccoli soprattutto, molto più che per gli adolescenti, l’approccio della famiglia alla vita fa la differenza. Genitori molto spaventati e in born out aumentano la limitazione che i figli stanno vivendo: lo sperimentare e lo stare nel mondo. Si devono aiutare mamme e papà a gestire il periodo, ad affrontare fatiche e paure".
Per leggere le altre puntate dell'approfondimento sull'emergenza salute mentale nelle famiglie clicca qui:
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