Giardini pubblici Indro Montanelli
Il parco dove trovi natura, giochi e scoperte scientifiche
Il parco dove trovi natura, giochi e scoperte scientifiche
Non si offenderà Indro Montanelli, a cui i Giardini Pubblici sono dedicati dal 2002, se ribattezziamo i suoi prati, viali alberati e fiumiciattoli “Parco delle rocce”. Prendete un bambino a caso, ma anche un nonno o un genitore che da piccolo scorrazzava qui, e state sicuri che ai tanti scivoli, altalene e dondoli del parco preferirà l’arrampicata sulle rocce. O le grotte delle rocce. O i passaggi segreti tra le rocce. Da dove cominciare?
Le rocce
Entrate nel parco da via Manin (o all’angolo tra via Palestro e via Manin se avete una carrozzina e non volete gradini, proseguendo sempre dritto oltre la grande fontana): sulla vostra sinistra, trovate una grande roccia bianca, scavata, che si attraversa da parte a parte. Da qui, seguite il fiumiciattolo che vi scorre sotto i piedi, oltrepassate il Paleolab, e, tenendo la sinistra rispetto al laghetto, trovate “LE” rocce: un susseguirsi di appigli per mani e piedi, grotte e passaggi da far invidia alle pareti attrezzate per l’arrampicata. Se non ha piovuto da poco, la roccia non è scivolosa. Quindi non preoccupatevi. Piuttosto, seguite il consiglio dei frequentatori abituali e controllare che nelle grotte non ci pezzi di bottiglie rotte o qualche oggetto pericoloso. Chi ha figli agili e appassionati di arrampicata, si prepari psicologicamente: in un attimo saliranno in cima alla parete di roccia ritrovandosi su un terrazzamento piano, e sicuro, che voi potete raggiungere comodamente seguendo il vialetto di ghiaia che, sulla vostra sinistra, porta verso i Bastioni di Porta Venezia. Sul terrazzamento, che tecnicamente si chiama Monte Merlo ed è stato progettato dal Piermarini, ci sono una scuola materna ricavata nell’ex Padiglione del Caffè e una delle tre aree giochi del parco attrezzata con un castello in legno, dondoli e altalene con e senza protezione. Più cespugli di lavanda, e panchine ombreggiate, che rendono particolarmente piacevole la sosta. Se capitate quassù durante il fine settimana, probabilmente troverete gruppi di persone che praticano Tai-Chi e altre arti marziali. Il modo più avventuroso per scendere verso il laghetto dei cigni, delle papere, dei pesci bianchi e rossi e, purtroppo, ogni tanto anche delle pantegane, è una ripida scalinata in pietra che trovate di fronte alla scuola materna.
Il laghetto (con treno e pony annessi)
Per osservare il traffico nel laghetto, appostatevi sul ponte che lo attraversa: c’è sempre qualcuno che getta briciole ai pesci creando ingorghi acquatici proprio sotto la vostra testa. Se papere e cigni si riconoscono ad occhio, il gioco è più difficile per i molti uccelli del parco. Ma ci ha pensato la Lipu (Lega italiana protezione uccelli): i suoi pannelli in legno, piantati intorno al laghetto, spiegano che il parco è abitato da storni, civette, allocchi, picchi verdi e rampichini. Oltre che da piccioni, naturalmente. Ma se non comprate i sacchetti di mais dai venditori strategicamente piazzati vicino al lago, evitarli è possibile. Cedete, piuttosto, ai capricci sul trenino dei giardini: attraversa un bosco incantato abitato da nani, foletti, funghi giganti e da Biancaneve. Davanti al trenino, che trovate in mezzo al parco, a sinistra del laghetto, un venditore ambulante di giochi e palloncini rende molto difficile l’uscita dal parco senza shopping annesso. E la strada è minata anche proseguendo sulla destra. Dal trenino, procedendo verso Porta Venezia, trovate, nell’ordine, le seguenti attrazioni: giretto in pony (3 euro per una cavalcata di qualche minuto), giostre e autoscontri. Per fortuna c’è il Bar Bianco: a sinistra della giostra, per merende ma anche pranzi, cappuccini e aperitivi. Dai suoi tavolini all’aperto, se non c’è troppa folla, si riesce tranquillamente a controllare i minori in giostra.
Aree gioco nel parco
E i giochi? Oltre a quelli, su descritti, di fronte alla scuola materna, comodi per chi entra al parco dall’angolo tra via Manin e i Bastioni di Porta Venezia, ci sono due aree attrezzate a destra del Bar Bianco, dopo la fontana, e sul retro del Museo di Scienze Naturali, lungo il violone ombreggiato dagli Ippocastani che attraversa il parco dai Bastioni a via Palestro. A sorvegliare i primi – grande castello in legno con scivoli di varie misure, altalene con e senza protezione, e dondoli con testa di cavallo – è una statua del pittore Filippo Carcano. Più particolari i giochi che trovate sul retro del museo: un serpentone in legno si attorciglia a pochi centimetri dal terreno consentendo esercizi di equilibrismo, “draghi” girevoli, dondoli con le fattezze di animali e un fortino in stile western sono l’ideale nelle giornate calde grazie all’ombra garantita dall’edificio che ospita il museo e dagli alberi che fiancheggiano il vialone.
Giardino delle Scienze
Per divertimenti al chiuso, e capaci di stimolare nonni e genitori oltre che i bambini, c’è il Giardino delle scienze composto da Museo Civico di Storia Naturale, Paleolab, Bilolab e Planetario. Del museo, oltre alla vastissima collezione di animali imbalsamati, sono imperdibili le ricostruzioni a grandezza naturale di dinosauri e di rettili volanti. Ma anche il bar al 4 piano del museo, con aria condizionata e vista spettacolare sui tetti della città, e la libreria cortina con volumi, e giochi da piccoli e da grandi dedicati al mondo della natura. Se entrate, non dimenticate di chiedere in biglietteria la mappa del parco con i percorsi botanici. Per laboratori e mostre interattive, invece, l’appuntamento è al Biolab e al Paleolab. Il primo, che ha sede nelle serre di Palazzo Dugnani (ingresso del parco all’angolo tra via Palestro e via Manin) , ospita laboratori interattivi per sperimentare le leggi dell’ambiente. Il Paleolab invece, ospitato nelle vecchie gabbie dei felini dello zoo (ingresso da via Manin o dai Bastioni), è attrezzato con microscopi e strumenti che consentono perfino di simulare scavi paleontologici. Stelle e costellazioni sono le star del Planetario, che propone conferenze pubbliche quasi tutti i giorni della settimana (acceso da corso Venezia).
Le statue che non ti aspetti
Il giornalista Indro Montanelli, ritratto con la sua macchina da scrivere Lettera22 all’ingresso del parco compreso tra via Palestro e via Manin, non è l’unica statua pronta a sorprendere. Davanti a Montanelli, nel grande prato perfetto per i picnic, ecco i 4 cavalieri dell’Apocalisse e il cavallo della pace di Rosenhal. Saltargli in groppa, in teoria è vietato. Ma in pratica…. almeno non partite al galoppo!. All’estremità opposta del parco, davanti al museo, c’è invece una sorpresa, doppia, per gli amanti di bamby!
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