Sessualità: parlane così ai figli

In 5 elementare è ora, spiega Polìsola che organizza corsi di gruppo di educazione all'affettività. A scuola e in consultorio


"10 anni è il momento giusto. Il corpo inizia a trasformarsi: si assiste al passaggio da un corpo da bambino ad un corpo sessuato con tutto quello che comporta a livello emotivo e relazionale. C’è chi è contento e chi ne è spaventato. Parlarne diventa necessario”. È chiara su questo la Dott.ssa Erika Franzoni, psicoterapeuta infantile del centro Polìsolache organizza, per le classi e le famiglie, percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità per bambini dell’ultimo anno della scuola primaria (ci sono anche percorsi per i ragazzi del liceo).

SESSUALITA’: PAPA’ E MAMME PARLATE CON I VOSTRI FIGLI

A che età è giusto affrontare il tema con i nostri figli e perché?

Intorno ai 9-10 anni questo tema inizia a diventare centrale nell’esperienza quotidiana del bambino. In questo periodo hanno origine i primi mutamenti legati al corpo e questo porta con sé fantasie, paure ed emozioni nuove. I bambini affrontano questi temi con grande curiosità e partecipazione anche se emerge spesso un forte imbarazzo, vissuto in modo particolare dai maschi. Le femmine arrivano più preparate al cambiamento, un po’ perché le madri sono meno in difficoltà a parlare di sessualità con le figlie femmine, un po’ perché le bambine sono più propense a condividere vissuti intimi e personali. Emerge inoltre un’evidente disinformazione rispetto a queste tematiche (i media e i coetanei sono la fonte principale di informazioni a quest’età) e questo può portare i bambini a vivere con ansia e apprensione un naturale percorso di crescita.

 

EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITA’ E ALLA SESSUALITA’ A SCUOLA E PER PICCOLI GRUPPI NEL CENTRO

Come sono organizzati i corsi nelle scuole?

Il percorso prevede 5 incontri, di un paio d’ore ciascuno, con due psicoterapeuti. Il primo incontro è con gli insegnanti i quali presentano la classe ai terapeuti. Questo permette agli operatori di conoscere le dinamiche presenti all’interno della classe. Poi ci sono 3 giornate con i bambini.

• La prima è dedicata all’individuazione delle differenze di genere: quelle naturali (dismorfismo sessuale) e quelle culturali. Questo ti permette di far ragionare i bambini sui concetti di condizionamento culturale e di stereotipi di genere.

• Nel secondo incontro si affronta il tema dei cambiamenti fisici. Il terapeuta individua con i bambini le principali trasformazioni fisiche che li coinvolgono e raccoglie e condivide le fantasie e le paure che accompagnano questo percorso di crescita. Viene introdotto anche il concetto di reciprocità: come viene vissuto il corpo nella relazione con l’altro. Ci si sofferma sul piacere o disagio legato allo scambio di contatto fisico con l’altro. Si sottolineata, infine, l’importanza di poter dire di no e rifiutare attenzioni e approcci non graditi.

• Il terzo incontro si concentra sui legami affettivi. E’ importante che il bambino individui e interiorizzi le persone di cui si può fidare nei momenti di bisogno (genitori, educatori, coetanei) e impari a chiedere aiuto in caso di difficoltà.

Nell’ultimo incontro i terapeuti danno una restituzione agli insegnanti su quanto emerso durante il percorso.

In consultorio il percorso è simile, cosa cambia?

In consultorio sono previsti 5 incontri e partecipano al massimo 8 bambini. Al primo incontro sono presenti i genitori che presentano i loro figli e condividono con il terapeuta il percorso. Seguono poi tre incontri con i bambini di circa un’ora e mezza ciascuno, le cui tematiche sono le stesse proposte a scuola. Nell’ultimo incontro ci si ritrova con i genitori, viene mostrato il lavoro svolto con i bambini e si scambiano impressioni e pensieri su quanto emerso. Questo è un momento molto piacevole e importante per i genitori i quali scoprono delle parti dei loro figli che magari non conoscevano.

Con quali strumenti lavorate?

Come prima cosa è indispensabile stipulare un accordo con il gruppo in merito alle condizioni necessarie per partecipare al laboratorio. Viene utilizzato un cartellone sul quale i bambini scrivono le regole, da loro individuate, indispensabili per lavorare bene insieme (rispetto dell’opinione altrui, aspettare il proprio turno per parlare, non prendere in giro…). Questo cartellone accompagna l’intero percorso e viene riletto insieme all’inizio di ogni incontro. Si lavora seduti in cerchio nei momenti di discussione e quando il terapeuta presenta il tema del giorno. Lo scopo è di favorire la partecipazione attiva di ogni componente del gruppo attraverso discussioni collettive, attività in piccoli gruppi o svolte singolarmente, giochi di ruolo e schede di lavoro.

Alla fine di ogni attività ci si ritrova in cerchio per condividere il lavoro e ragionare su quello che è emerso. Un esempio? Quando parliamo della rete di fiducia ognuno disegna le persone di cui si fida all’interno di cornicette e poi si ragiona sul perché si fida di quella persona. È un modo per interiorizzare una rete affettiva alla quale ci si può rivolgere in caso di bisogno e ridare valore alle competenze dell’adulto che a questa età inizia a essere messo in discussione dal bambino.

Perché in gruppo? Non è imbarazzante per i bambini?

Nel gruppo c’è condivisione di emozioni, paure e fantasie. Sapere che quello che sta succedendo a te, così nuovo e potente, è condiviso da altri tuoi coetanei tranquillizza. Prendere consapevolezza che non sei solo con le tue emozioni è il primo passo per sapere di poterle gestire e affrontare.

 

 

Info e costi

In consultorio: 70 euro a bambino

A scuola: 40 euro a bambino

Info: 3334357587 - 0249721739 info@polisola.org

 

 

 


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