Menopausa: come capire se l'hai raggiunta e cosa fare
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“La menopausa non è una patologia, ma un momento fisiologico della donna che segna il passaggio dall’età fertile alla fine dell’epoca riproduttiva”. Inizia così Chiara Stefani, ginecologa al Santagostino. Ci ha spiegato tutto su sintomi, esami da fare e terapie da conoscere. L'abc, insomma, con cui aprire lo speciale informativo interamente dedicato a menopausa e premenopausa che stai per leggere.
Uno speciale che abbiamo deciso di intitolare Mamma Menopausa perché sono tante le domande sul tema che arrivano alla redazione di Radiomamma e perché sono sempre più numerose, complice l'innalzamento dell'età media di proliferazione (1 donna su 3 a Milano partorisce per la prima volta dopo i 35 anni), le donne che si trovano a gestire sintomi e cambiamenti della premenopausa e della menopausa con la complessa organizzazione familiare e con figli ancora piccoli.
MENOPAUSA: I SEGNALI, L’ETA’, I SINTOMI, GLI ESAMI E LE TERAPIE
A che età si entra in menopausa? E quanti anni dura?
Stefani: Esattamente come il menarca (inizio delle mestruazioni) anche l’arrivo della menopausa (fine delle mestruazioni) non ha un’età uguale per tutte le donne. Possiamo delineare un’età media intorno ai 50 anni e una fascia di età fisiologica tra i 45 e i 55 anni in cui solitamente le donne entrano in menopausa. Parliamo di menopausa precoce quando questa insorge ad un’età inferiore ai 45-40 anni. Lo stato fisiologico di menopausa poi prosegue fino al termine della vita della donna. I cambiamenti fisici che la donna avverte sono determinati dalla riduzione dei livelli circolanti di estrogeni. Il corpo della donna va incontro a modificazioni che possono essere paragonate a quelle che avvengono durante l’adolescenza con l’inizio della produzione di ormoni da parte delle ovaie: in adolescenza osserviamo un’evoluzione del corpo verso la vita riproduttiva mentre in menopausa un’involuzione di questo verso una nuova fase della vita non più riproduttiva”.
C’è prima sempre la premenopausa?
Stefani: La premenopausa è una fascia di tempo molto più variabile in cui le ovaie cominciano a funzionare a regime ridotto e le donne possono percepire i sintomi della ridotta produzione di estrogeni. Ancora più della menopausa, la premenopausa può avere una variabilità di sintomi e durata che possono prolungarsi anche per molti anni. In premenopausa le mestruazioni cambiano la loro periodicità: posso diventare più ravvicinate, con intervalli di 20 giorni tra una e l’altra oppure possono essere più diradate con un ritmo di 40-60 giorni. Non tutte le donne sono soggette ad avvertire in modo eclatante i sintomi della premenopausa, in molte donne questi possono essere così flebili da non essere quasi percepiti e da non creare disagi nella vita quotidiana.
Quali sono i segnali che devono farci pensare alla menopausa?
Stefani: Il segno cardine dell’inizio della menopausa è l’assenza della mestruazione che si protrae per 6-12 mesi. I primi segnali dell’arrivo della menopausa sono la variazione del consueto ritmo mestruale con periodi di mestruazioni più ravvicinate alternati a periodi di alcuni mesi di assenza del flusso mestruale. Nei mesi di assenza del flusso mestruale la donna può avvertire maggior irritabilità e momenti di improvvisa comparsa di calore associata a sudorazione profusa.
Quali sono gli esami da fare? Con quale cadenza vanno ripetuti?
Stefani: Per porre diagnosi di menopausa il ginecologo non necessita di esami ormonali specifici, in quanto la diagnosi viene posta clinicamente, sulla base dell’età della donna, dell’assenza di mestruazioni per un periodo di 6-12 mesi e sui sintomi riportati dalla paziente. Il prelievo del sangue per i dosaggi ormonali di FSH, LH, estrogeni e progesterone può essere richiesto dal medico nei casi dubbi per età o per sintomatologia oppure nel caso in cui il ginecologo avesse necessità di valutare i livelli ormonali per decidere una terapia ormonale su misura per la donna.
Quali sono i sintomi e i disturbi che si possono avere in menopausa?
Stefani: I sintomi più comuni che le donne possono avvertire in menopausa sono le vampate di calore, il cambiamento del tono dell’umore (irritabilità, deflessione del tono dell’umore), il peggioramento della qualità del sonno con soventi risvegli notturni, la riduzione del desiderio sessuale e della lubrificazione, i dolori articolari diffusi e migranti, l’atrofia vaginale condizionante disturbi urinari (cistiti ricorrenti, incontinenza) e dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali), la difficoltà a perdere peso, una maggior stanchezza e una maggior difficoltà alla concentrazione. Alcuni di questi sintomi sono specifici della carenza ormonale della menopausa, altri invece sono più aspecifici e possono essere determinati anche da altre situazioni tipiche della vita della donna in questa fascia d’età, come ad esempio stress famigliari dettati spesso dalla gestione di figli adolescenti oppure elevata richiesta di perfomance lavorative, diminuzione del tempo dedicato alla pratica sportiva o al movimento attivo. Inoltre, altre disfunzioni metaboliche, come ad esempio l’ipotiroidismo, possono determinare sintomi analoghi ad alcuni di quelli descritti. È sempre importante sottoporre al medico la situazione complessiva della donna per poter valutare tutte le possibili cause per porre una corretta diagnosi differenziale.
Quali sono le terapie farmacologiche a disposizione? Quando usare una o l’altra?
Stefani: Esistono molte terapie farmacologiche per aiutare le donne a superare i disagi dei sintomi della menopausa o per aiutarle a prevenire alcune patologie che possono insorgere in post menopausa. Ogni donna va valutata singolarmente sulla base dei propri fattori di rischio famigliari e della storia personale, dell’intensità dei sintomi, del tempo passato dall’inizio della menopausa per poter consigliare e somministrare la migliore terapia per ogni singolo caso. Abbiamo a diposizione un’ampia varietà di terapie ormonali sostitutive (TOS) sistemiche e locali e la possibilità di personalizzare la terapia anche sulla base di diverse vie di somministrazioni e diverse tipologie di ormoni presenti in commercio. La terapia ormonale sostitutiva non è indicata per tutte le donne, anzi per alcune di esse questa terapia è controindicata. Per le donne che hanno controindicazioni all’utilizzo di ormoni, o che preferiscano non utilizzarne, abbiamo a disposizione terapie non ormonali sia sistemiche che locali che possiamo proporre grazie all’utilizzo di fitoestrogeni, emollienti, idratanti o terapia meccaniche, come ad esempio il laser vaginale o la radiofrequenza.
Oltre alle terapie, ci sono comportamenti particolari che possono aiutare? Dieta? Ginnastica?
Stefani: Non dobbiamo dimenticare che tutte le donne possono beneficiare anche di modificazioni del proprio stile di vita atte ad accompagnare i cambiamenti che il corpo sta subendo in menopausa. Una rivalutazione nutrizionistica sulla quantità e qualità di cibo da consumare, una riscoperta di attività fisica adatta a questa fascia d’età, un approccio verso pratiche di yoga o pilates, la riabilitazione del pavimento pelvico sono da caldeggiare parallelamente all’approccio puramente farmacologico. Spesso le donne che entrano in menopausa hanno anche bisogno di essere accompagnate in una presa di coscienza di quello che sarà il proprio cambiamento corporeo. Riprendendo la similitudine con l’adolescenza, spiego spesso alle donne che devono imparare a conoscere e accettare le modificazioni del proprio corpo che le accompagneranno nella loro vita futura ancora per molti anni, esattamente come le bambine si trovano di fronte, in adolescenza, a cambiamenti del proprio corpo che fanno fatica ad accettare.
Quali sono i rischi della menopausa?
Stefani: I rischi più gravi a cui le donne possono andare incontro negli anni successivi all’insorgenza della menopausa sono principalmente l’aumento della fragilità ossea (osteoporosi, osteopenia) con conseguenti fratture ossee e l’aumentato rischio di patologie cardiovascolari come ictus cerebri, infarti miocardici, ipertensione arteriosa. Il sistema cardiovascolare e osseo godono di un effetto protettivo da parte degli estrogeni durante tutta la vita fertile della donna e questo effetto protettivo viene a mancare con la riduzione dei livelli estrogenici circolanti nella post menopausa. Le terapie ormonali sostitutive, insieme alle corrette abitudini di vita, possono ridurre considerevolmente questi rischi.
Altro rischio minore, ma molto più frequente, a cui le donne in menopausa vanno incontro è l’atrofia vulvo-vaginale (perdita dell’elasticità del tessuto con conseguente perdita della funzionalità d’organo). L’atrofia vulvo-vaginale può determinare la comparsa di molti sintomi locali come il prurito persistente, la secchezza vaginale, il dolore e l’impossibilità ad avere rapporti sessuali, i sanguinamenti vaginali, le cistiti ricorrenti e alcune forme di incontinenza urinaria. La prevenzione di questo rischio deve essere uno degli obiettivi del ginecologo per garantire il benessere della donna in questa nuova fase della sua vita. Anche in questo caso abbiamo a disposizione molte terapie classiche sistemiche e locali o terapie più innovative come il laser e la biostimolazione che possono essere proposte alla donna sulla base della sua specifica situazione. La donna va accompagnata in questo cambiamento della vita da specialisti esperti nel campo che la possano consigliare nel migliore dei modi in un percorso terapeutico e psicofisico anche in una condizione non patologica come la menopausa.
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