Il grazie di Sinner ai genitori: cosa possiamo imparare?

Non bisogna proiettare il nostro copione educativo sui figli. Più che di libertà è un questione di autenticità: lasciamo a bambini e ragazzi lo spazio per trovarla. Così..


Cos’è esattamente la libertà di cui il tennista Jannik Sinner ha ringraziato i genitori alzando la coppa dell’Australian Open? Sarà che Sinner è italiano. Sarà che la sua storia, almeno per quanto ha raccontato a Melbourne, sembra così diversa da quella di giovani campioni della racchetta come Agassi o le sorelle Williams, pianificata a tavolino dai padri. Sarà…ma in molti lo abbiamo pensato: come deve essere questa libertà da dare ai figli?

Lo abbiamo chiesto ad un esperto, il pedagogista Daniele Novara, che l’8 febbraio presenta a Milano  (18.30, Libreria Rizzoli in Corso Vittorio Emanuele) il suo libro “Non sarò la tua copia”, Rizzoli editori. Sottotitolo: Liberarsi dai pesi dell’infanzia per costruire la vita che desideriamo.La sua risposta?

Come genitori dobbiamo garantire uno spazio dove i nostri figli possano cercare la loro autenticità che non deve coincidere con le nostre aspettative. Più che sulla libertà dobbiamo ragionare su questonon proiettare il nostro copione educativo sui figli”. 

 

Facile a dirsi, ma come si fa?

“Ricercando uno stato mentale ed emotivo che riassumerei così: ti educo in modo che tu possa trovare la tua strada, la tua autenticità, che non coincide con il seguire il mio imprinting. C’è un’alterità che, da genitori, dobbiamo imparare a riconoscere. Dico sempre che fare figli è un grande esercizio di crescita personale, una grande occasione per migliorarsi e per fare i conti con i lasciti del nostro passato per liberarsene consentendo, anche alle generazioni successive, di andare avanti”.

 

Cercando di fare la propria vita e non quella desiderata da altri?

“La sfida è consegnare i nostri desideri ai figli ma senza farli diventare un copione da seguire pedissequamente. Mi viene in mente il bellissimo documentario che Tornatore ha dedicato al Maestro Ennio Morricone in cui traspare un velo di malinconia e di tristezza nel non riuscire a vivere il successo ottenuto. E perché? Forse perché in fondo il grande compositore ha realizzato un sogno che non era proprio suo, ma del padre, musicista da balera che l’aveva avvicinato alla musica. Un sogno che ha trasformato in compito. E allora è importante capire quando siamo dentro un copione educativo e chiedersi, cosa me ne faccio? In questo nuovo libro accompagno i genitori a scoprire gli strumenti per incontrare le nostre radici educative e stabilire ciò che vogliamo tenere e ciò che possiamo abbandonare”

 

Quali sono gli errori da evitare?

Ogni genitore ha dei desideri rispetto ai figli. Il semplice fare un figlio è un desiderio generativo, poi ci sono quelli esistenziali per cui speri delle cose per tuo figlio. Hai un sogno, una visione…In passato questi sogni erano molto preclusivi, praticamente dei comandamenti. A partire dalla rivoluzione culturale del 68 nella gestione dei figli siamo passati dall’imposizione alla negoziazione e oggi i genitori si illudono che il gioco sia fatto, che i loro figli siano liberi. Ma non è così. L’imprinting dell’educazione ricevuta non è solo quella del padre padrone. È qualcosa di molto più raffinato e complesso. L’autenticità di generazione in generazione si costruisce, senza dimenticare le radici, ma al tempo stesso senza farne un precetto”.


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Jannik Sinner con il trofeo dell'Australian Open
Jannik Sinner con il trofeo dell'Australian Open

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