Giornata per i diritti dei bambini: le emergenze a Milano e in Lombardia
Un bambino su 6 in Lombardia vive in povertà, 1300 minori sono stati seguiti quest’anno a Milano per questioni di bullismo al Fatebenefratelli Sacco. Partiamo dai numeri delle criticità dei bambini per ricordare che il 20 novembre si celebra la Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza 2019. Nell’agenda di Radiomamma trovi tutti gli appuntamenti in città
POVERTA’ DEI BAMBINI IN LOMBARDIA: 21MILA FANNO SOLO UN PASTO AL GIORNO
Un bambino su 6 in Lombardia vive in stato di povertà. L’allarme è dell’Atlante della infanzia a rischio di Save The Children Un dato al di sotto della media nazionale che si attesta al 22%. Il Banco alimentare, che si occupa della raccolta di generi alimentari e della loro ridistribuzione a strutture caritative, in Lombardia ha assistito 47433 under 17 nel 2018, quasi la metà vivono a Milano (21.081). “Sono bambini e ragazzi che riescono ad avere garantito un unico pasto al giorno, spesso quello che fanno a scuola”, spiega il presidente Dario Boggio Marzet
La situazione è stabile vedete un miglioramento?
I numeri sono stabili ma sta crescendo l’attenzione e si vedono risposte che si stanno concretizzando. Un esempio sono gli hub territoriali in città dove arrivano le eccedenze anche della grande distribuzione e che sono diventati un punto di riferimento per le strutture caritative che riescono così a ritirano cibo variegato per essere più vicini ai bisogni delle persone La povertà è molto diversa da quella che si immagina. Non ci sono solo i bambini e i ragazzi immigrati I nostri assistiti sono anche italiani. Ormai l’incidenza dell’italiano che è senza lavoro o ha un lavoro che dà un reddito non sufficiente è salita
Qual è l’emergenza al momento?
Aiutare la prima infanzia. Abbiamo difficoltà ad avere prodotti per i piccoli: latte, omogenizzati. È un settore che ha poche eccedenze e la raccolta è complicata e invece servono molti prodotti di questo tipo. Per la colletta alimentare in programma il 30 novembre chiediamo proprio di fare particolare attenzione ai bisogni dei più piccoli, che sono sempre di più
BAMBINI DISABILI: A MILANO SERVONO SERVIZI STRUTTURATI E DI SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE E ATTIVITA' INCLUSIVE
“In città mancano i servizi stabili di welfare gratuiti, c’è molto, ma tutto resta ancora a carico delle famiglie e soprattutto delle donne che devono così rinunciare al lavoro”, spiega Laura Borghetto, presidente de L’Abilità
Qual è la criticità maggiore a Milano?
È sicuramente una città dove negli anni si sono create moltissime occasioni grazie al lavoro del terzo settore e del pubblico, ma non si è strutturata una rete di servizi stabili. Servono servizi di welfare, gratuiti. Per esempio, L’Abilità ha creato uno spazio gioco che è di grande aiuto a famiglie, ma rimane un servizio che vive grazie all’Abilità e alla compartecipazione dei genitori. I servizi ci sono (centri specialistici, professionisti formati), ma ci sono in modo flessibile e costante per le famiglie che possono permetterseli economicamente. Nella nostra città servono servizi strutturati che garantiscano livelli essenziali di accesso. Servono servizi di sostegno ai genitori quando c’è una diagnosi e servono servizi flessibili di assistenza e aiuto alle mamme. Le madri sono quasi sempre costrette a rinunciare al lavoro quando hanno bimbi con disabilità, hanno caregiver. L'abbandono lavorativo impoverisce noi donne e le famiglie e la società.
Gli alunni disabili in Lombardia sono quasi il 4% (dati Miur: Lombardia 1.183493 alunni 43621 con disabilità nelle statali), come è la situazione nelle scuole?
Nelle scuole non è garantito dal primo giorno di scuola l’insegnante di sostegno con titolo, né l’assistente educativo. La situazione si normalizza a novembre di solito, dopo due mesi. Spesso si chiede alle famiglie di intervenire, ma questo non è legale né legittimo. Ma si fa
E il tempo libero dei bambini con disabilità a Milano?
È un’altra criticità. Si tende a pensare al bimbo con disabilità solo in termini di riabilitazione e scuola. Il sistema pensa che dando una buona riabilitazione e il sostegno scolastico, si sia fatto tutto. Ma questi sono i livelli essenziali. È come se dicessimo ai bambini milanesi che basta avere un buon nido e un buon pediatra. Non c’è nessuna mamma che non desideri che il proprio bimbo abbia qualcosa in più: sport, gioco… Sono poche le attività inclusive. In una città in cui c’è di tutto per i bambini dobbiamo cercare che ci sia di tutto per tutti
BULLISMO E CYBERBULLISMO: CASI IN CRESCITA E GIA’ ALLE ELEMENTARI
“Si è abbassata l’età, arrivano casi già in seconda elementare, e sono aumentati gli episodi e la violenza”, lancia un allarme Francesca Maisano, psicoterapeuta alla Casa pediatrica del Fatebenefratelli Sacco referente del Centro Multidisciplinare sul disagio adolescenziale, punto di riferimento per il trattamento di casi di bullismo e cyber-bullismo. Nel 2018 il centro ha seguito 1030 casi, nel 2019 siamo già a 1300
Come funziona il centro? Come ci si accede?
Il centro accoglie sia le vittime sia chi compie atti di bullismo e cyberbullismo. Per accedere basta telefonare (genitori, insegnanti, pediatri) al numero 02636632903 Il primo appuntamento è sempre con i genitori, poi c’è la presa in carico del bambino/ragazzo, con un percorso che dipende dal bisogno.
Bullismo e cyberbullismo: cosa sta succedendo a Milano?
L’età si è abbassata drasticamente. Fino a tre anni fa prevalentemente arrivavano ragazzi dai 15 anni su. Ora arrivano anche dalle elementari, già dalla seconda. Fino alla prima media si tratta di casi di bullismo in prevalenza, dai 12 anni in su si inizia con il cyberbullismo. Quello che rileviamo è che questa generazione vive immersa nella violenza della società e quindi la considera “normale”, sembra tutto sdoganato. E è cambiata anche la modalità: molta violenza verbale già da piccoli, scontri fisici sempre più frequenti anche tra le ragazze (fino a qualche anno fa la fisicità era solo tra i maschi) e molto uso dei social per farsi del male.
Quali sono i problemi maggiori?
Innanzitutto, l’abbassamento dell’età e l’aumento dell’aggressività, che spesso è aggravata dall’uso di sostanze e di alcol. Poi c’è la difficoltà di coinvolgere personalmente molti bulli, che arrivano da noi solo se segnalati e questo è un problema. Infine, c’è la questione adulti. Da parte di molti genitori e insegnanti c’è la negazione, la paura di affrontare il tema che porta addirittura a non vederlo e quindi passa sempre molto tempo prima della richiesta di aiuto o della denuncia
Cosa servirebbe?
Noi arriviamo quando il danno c’è già. Bisognerebbe fare prevenzione. Andare nelle scuole, parlare con insegnanti, genitori e ragazzi Con più incontri. Bisognerebbe chiedere meno ai bambini. C’è una richiesta di prestazione sempre più forte. E infine l’invito ai genitori è a crearsi momenti con i propri figli durante i quali parlare di sentimenti, di emozioni, non solo del rendimento scolastico
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