Come parlare della guerra in Ucraina in famiglia

“Costruisci una palestra emotiva per i figli”, spiega la consulente filosofica Eleonora Mocenni. Ecco 6 consigli per trasformare la paura e la tragedia in esperienza di crescita


La guerra in Ucraina arriva dopo 2 anni di pandemia. Come stanno vivendo la situazione i nostri bambini e ragazzi? Cosa dobbiamo fare? “Stare in gara, stare attivi, partecipare e fare della nostra famiglia una palestra emotiva”. Eleonora Mocenni consulente di pratiche filosofiche e madre di tre adolescenti la vede così. Il consulente filosofico usa le competenze filosofiche per aiutare le persone ad affrontare situazioni di disorientamento, disagio, blocco, confusione, criticità e conflitto.

GUERRA IN UCRAINA: COME AFFRONTARLA CON BAMBINI E RAGAZZI

“I nostri figli sono super esposti. È la prima guerra vicina che vivono sui social e arriva dopo due anni di pandemia, in cui hanno conosciuto da vicino la parola morte e hanno avuto tanta paura. Dopo il Covid siamo tutti fragili, i bambini e i ragazzi soprattuttoQuindi è il momento di attivarsi. Siamo davanti a una catastrofe, ma siamo uomini quindi è doveroso riflettere sulla situazione e chiederci: Cosa ce ne facciamo di quello che accade? Come trasformiamo la tragedia in una esperienza di crescita? Non è facile ma è possibile e doveroso…”

 

  • Nomina le cose col loro nome. Nessuno sconto. Si parla di guerra e morti. Allora usiamo le parole corrette. Noi umani (adulti, bambini e ragazzi) umanizziamo quello che avviene parlandone. Quindi non cambiare nome alle cose e non usare giri di parole è rassicurante, anche se spaventa;
  • Calibra col tuo cuore i discorsi. Stare fedeli ai fatti, partire da quelli, va bene sia con i figli grandi sia con quelli più piccoli, ma sempre riempiendo le parole con i metodi di comunicazione tuoi e dei tuoi figli. Sai che con il tuo bimbo funziona l’abbraccio? Parla col tuo corpo, tenendolo stretto. Sai che il tuo bimbo non ama i discorsi? Fate insieme un disegno e appendetelo in cucina. Il tuo invece ama le parole? Allora dialogo, dialogo, dialogo. Ognuno conosce i suoi figli e su questo tema deve usare il linguaggio che più si addice alla sua famiglia;
  • Rendi la tua famiglia una palestra emotiva. Allenatevi alla crescita. Quello che sta succedendo è un ottimo “pretesto” per parlare di concetti e principi complicati e difficilissimi. A seconda dell’età dei tuoi figli parti da esempi concreti e particolari per alzarvi all’universale. Fate insieme il salto. Il bene e il male, il conflitto e la guerra, la violenza… Come? Il tuo bambino sa cosa vuol dire litigare al parco. Ma quando è che il conflitto diventa guerra? Quando non si dialoga più? Quando è che si smette di litigare? Passare dal particolare all’universale fa crescere e fa stare “in movimento”. Allena i più grandi alle differenze. Per esempio, fai un parallelo col Covid. Che differenze nota tra la paura durante la pandemia e ora? In cosa sono paure diverse? L’analisi della differenza permette lo sguardo critico…  In movimento, si è attivati e si ha meno paura;
  • Attivatevi e partecipate. Come per la pandemia i nostri figli anche ora stanno sentendo, per la seconda volta in pochissimo tempo, di essere parte del mondo e sono chiamati a prenderne parte. In questo caso con i gesti umanitari: la raccolta di beni da spedire, l’accoglienza dei profughi. Questo sta insegnando loro (e va loro fatto notare) che davanti a qualunque catastrofe siamo chiamati a agire, a partecipare. Solo partecipando non si subisce e questo è un modo per contrastare la paura, a tutte le età;
  • Non fare retorica. Concretizza, traduci, rispondi alle domande. Ma mai spazio alla retorica. Resta attivo. Prima devi capire tu il senso di quello che sta accadendo, poi tradurlo e mai appoggiarti ai tuoi figli. Sei tu che devi trovare il canale comunicativo per affrontare l’argomento e trasformarlo in occasione di crescita;
  • Nel naufragio àncora con la fiducia. Siamo ancora una volta immersi tra tempeste, bonacce e ripari provvisori nel porto. La vita è così, un esporsi e navigare in mare aperto. E allora il concetto della fiducia rimane sempre luminoso per àncorare i nostri ragazzi. “Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare...” come dice la canzone Mi fiderò, di Mengoni e Madame. Come fare in famiglia? Diamoci ogni giorno un intento, un’intenzione, un’azione pratica, un impegno, per rendere concrete le nostre idee e prendere parte nel mondo.

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Guerra in Ucraina: come parlare con i figli

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