Come affrontare la bocciatura di un figlio in 5 mosse
Scuola finita. Come affrontare una bocciatura? Cosa dire a tuo figlio? E come gestire l’estate? “La bocciatura è un segnale, non una tragedia”, parte da qui Daniele Novara, pedagogista e fondatore del CPP - Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti. “E’ un’operazione insensata di danneggiamento. Infatti, siamo un Paese con il 13% di dispersione scolastica e il 20-25% di Neet”, continua l’autore di Cambiare la scuola si po' e Nessuno si educa da solo. Quindi come affrontiamo da genitori la bocciatura?
FIGLIO BOCCIATO: CINQUE COSA DIRE E COSA FARE. I CONSIGLI DI DANIELE NOVARA A MAMME E PAPA’
Cosa dire a un figlio che viene bocciato e come affrontare la bocciatura?
- Lascia decantare, stai zitto. Prendo a prestito la risposta che diedero anni fa due grandi allenatori di Basket durante un incontro cui fui invitato a Pesaro sugli adolescenti. Alla domanda: cosa dire e come comportarsi quando si perde? La loro risposta era chiara: il giorno dopo non ci si incontra, perché prevale la depressione, ci si incontra 2 giorni dopo. Si lascia decantare la depressione. Ecco, così per il figlio/a bocciato. Anche se in modo spavaldo un adolescente sostiene di non esserne colpito, la bocciatura è una batosta non indifferente. Genitori non aggravate la situazione con frasi di circostanza, pacche sulla spalla o ulteriori mortificazioni o rimproveri. Lasciateli un po’ stare, lasciateli vivere il momento.
- Fai il genitore, quindi dai una mano nell’orientamento post bocciatura. Molti ragazzi e ragazze vogliono per una questione di risarcimento rimanere nella stessa scuola. È comprensibile, ma si dimenticano di un principio di base della psicologia sociale: la prima percezione che si ha di una persona è quella che costruisce la realtà, difficile modificare la percezione che si ha di te. Io consiglio sempre di cambiare scuola, perché vuol dire avere più chance di ricostruir
- Non punire, la bocciatura è già una punizione terrificante
- Come genitore chiediti cosa non hai visto. Una bocciatura vuol dire che si deve intervenire a livello educativo. È un segnale, non una tragedia. Chiedetevi cosa non avete visto: i ragazzi dormono troppo poco oggi e questo ha un’incidenza sull’apprendimento e produce complicazioni scolastiche. La famiglia non si è accorta che il figlio stava troppo davanti ai videogiochi? Che si stava isolando? Che dormiva poco? La bocciatura va affrontata come genitori, come educatori. E può essere d’aiuto un percorso di parent counselor
- Organizza bene l’estate. Proprio perché serve intervenire sul deficit educativo, deve essere un’estate ben organizzata. Sono preziose esperienze di apprendimento di condivisione con amici e compagni, esperienze di solidarietà, in cui il ragazzo/a possa mettersi alla prova in un altro contesto. È inutile obbligare a “recuperare” l’anno d’estate (l’anno lo farà a settembre), meglio spostare ambito e visuale. Con campi di lavoro di volontariato o esperienze di apprendimento linguistico. Non sono premi, sono un intervento educativo
La bocciare serve?
Sono uno scienziato dei processi di apprendimento ed educativi e da scienziato dico che non riesco a trovare una ragione a favore della bocciatura. È una pratica inerziale (come le interrogazioni e i compiti in classe) Quelle pratiche che si mantengono e hanno una base normativa istituzionale, ma che non hanno una reale e effettiva funzione. A scuola gli alunni imparano sfruttando i compagni (la dimensione sociale è fondante la scuola). Il compagno è attivatore di apprendimento. Lo dimostra il caso dei bambini che arrivano da altri Paesi e non conoscono l’italiano. Se li lasciamo in classi a maggioranza di alunni stranieri non imparano la nostra lingua. E come per la lingua vale per tutto. A scuola si impara perché si è in un contesto sociale (la Dad ha mostrato tutti i limiti della mancanza dei compagni). Bocciare vuol dire togliere il contesto sociale. È come mettere un pesce in un altro acquario, gli togli l’habitat fondamentale. A fine ciclo si può valutare quello che l’alunno ha raggiunto o no. Si fa una valutazione evolutiva, non c’è bisogno di fermarlo. Lo fermi perché prevedi ci sia un’asticella da saltare e se non salta lo fermi. Ma ognuno segue un suo percorso e nel suo contesto sociale…
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