Arriva a Milano il Liceo delle scienze umane con potenziamento in comunicazione: studenti attori e professori registi
Quanti dei nostri figli davanti alla domanda “cosa vorresti fare da grande?” rispondono “l’influencer, il tiktoker, lo youtuber”! E allora sembra rispondere a una richiesta il nuovo liceo delle scienze umane con potenziamento e orientamento sulla comunicazione delle Orsoline di San Carlo in Via Vespri Siciliani. “L’influencer è un mestiere difficile, non è l’obiettivo di questa scuola, ma certo questa scuola aiuta a farlo seriamente. Insegnare comunicazione in un liceo delle scienze umane vuol dire aiutare a essere bravi comunicatori che è essenziale per ogni tipo di professione di aiuto, di assistenza, di insegnamento o aziendale. Nasce da qui, dal dare il giusto valore alla comunicazione l’idea di questo indirizzo scolastico”, racconta il Professor Giuseppe Pelosi, che sarà il preside del nuovo liceo.
LICEO DELLE SCIENZE UMANE CON POTENZIAMENTO E ORIENTAMENTO IN COMUNICAZIONE: APRE UN NUOVO LICEO A MILANO A SETTEMBRE 2025
Quali sono le materie di studio e in cosa è diverso da un liceo delle scienze umane tradizionale?
PELOSI Nel biennio le ore sono 28 invece di 27. C’è un’ora in meno di latino e due ore invece di teoria e tecnica della comunicazione. Nel triennio invece non ci sono materie diverse da un liceo delle scienze umane tradizionale ma Comunicazione è insegnata in tutte le materie curriculari.
Come si insegna comunicazione al liceo delle scienze umane?
PELOSI Nella scuola tradizionale gli alunni sono spettatori e i docenti attori. Invece in questa scuola l’alunno è attore e l’insegnante è il regista. Questo deve accadere in tutte le discipline. Il ruolo attivo dello studente usando i mezzi contemporanei della comunicazione, le nuove tecnologie (senza dimenticare l’importanza di prendere appunti a mano e scrivere con le penne). Nel biennio, per esempio, si impara a riflettere e realizzare un buon video per comunicare un messaggio, a creare uno slogan efficace. Nel triennio si mette in pratica anche la lezione capovolta. Lo studente si prepara su un argomento che espone in classe ai compagni e il professore interviene e corregge eventuali errori, precisa, puntualizza…fa il regista, supervisionando un percorso comunicativo partito dal ragazzo. Un altro aspetto fondamentale delle lezioni è la dimensione dell’argomentazione. Si propone una tesi e una contraria e con il dibattito si arriva alla conclusione.
I professori come si preparano a questa modalità di insegnamento?
PELOSI C’è una ricerca costante da anni su queste modalità di insegnamento. Ma soprattutto c’è un lavoro di squadra. Gli insegnanti di tutte le materie lavorano in team. L’interdisciplinarità è caratteristica dell’indirizzo delle scienze umane. Ancor più se ci si concentra sulla comunicazione.
Un liceo con potenziamento in comunicazione serve per compensare competenze che mancano ai ragazzi?
PELOSI La difficoltà di comunicare dei ragazzi è esperienza di tutti gli insegnanti, gli educatori, i genitori. Sono una generazione che non ha oralità, non comunica con gli amici. E senza esercizio la capacità di comunicare è inficiata. Soprattutto chi si avvicina a un liceo delle scienze umane si indirizza a professioni (psicologo, insegnante, assistente sociale, uffici risorse umane…) che richiedono capacità empatica e comunicativa. Essere un bravo comunicatore è essenziale. Abbiamo visto questo indirizzo a Treviso e Salerno e l’abbiamo voluto portare anche a Milano.
Esistono corsi di laurea in comunicazione, perché studiare comunicazione già dal liceo?
PELOSI Perché siamo in un mondo dove la comunicazione è fondamentale, ma la diamo per scontata. E si comunica male, sempre peggio. Quindi: prima si inizia a studiarla meglio è. Sono processi di cui siamo tutti artefici ma concettizzarli ci fa focalizzare davvero l’attenzione. Nei Paesi anglosassoni la comunicazione si impara già a scuola, da noi no. E il gap va colmato.
Studiare comunicazione a scuola vuol dire portare smartphone, tablet e computer in classe. Proprio in un momento storico in cui viene vietato da un’ordinanza ministeriale. Come funziona?
PELOSI Certo useremo la tecnologia, perché non dobbiamo togliere i dispositivi, sarebbe irrealistico oggi, ma insegnare a usarli bene. Alle superiori non si può lasciare fuori dalle lezioni e dalle classi la tecnologia. Io penso sempre al 2007 quando si parla di uso dei dispositivi tecnologici con gli alunni. Proposi ai miei alunni di realizzare un lavoro di gruppo su Leopardi utilizzando internet e mezzi tecnologici. Un gruppo mi portò un CD e alla fine lessi: “durata 15 minuti, tempo di realizzazione: 6 ore”. Mai nessuno studente prima né dopo avrebbe dedicato sei ore a Leopardi se non ci fosse stato il lavoro cooperativo con i mezzi tecnologici.
Che spazio avrà l’inclusione in questa scuola?
PELOSI Il liceo delle scienze umane è una scuola che indirizza all’insegnamento e alle professioni di aiuto e assistenza. L’inclusione è a monte, quindi, è fondamentale. In classe inclusione si fa proponendo molti lavori di gruppo. Che la scuola coltivi solo la prestazione individuale è un peccato. In più il lavoro in team insegna a non nascondersi dietro la deresponsabilizzazione, anche di chi ha necessità di attenzioni in più.
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