L'asilo di Milano che deve chiudere perchè i bambini cantano e ballano
“I bambini sono disturbatori, c’è un pregiudizio contro i bambini, è questo a cui bisogna ribellarsi…”. È combattiva e preoccupata Cinzia D’Alessandro, pedagogista e titolare dello storico nido e scuola dell’infanzia La Locomotiva di Momo che rischia la chiusura dopo 22 anni di attività (la scuola privata è convenzionata con il Comune di Milano) e 6 anni di battaglia legale. 100 bambini e 24 lavoratori entrano qui ogni giorno. “Siamo a un punto decisivo, il rischio è la chiusura immediata…”
LA LOCOMOTIVA DI MOMO: ASILO SFRATTATO A MILANO, LA LUNGA VICENDA GIUDIZIARIA
Tutto inizia nel 2012. L’asilo arriva nei 700 metri quadrati di via Anfossi (in affitto), tutti ristrutturati in base al progetto educativo de La Locomotiva di Momo, a due passi dal Parco Marinai d’Italia. E subito inizia l’ostilità di un gruppo di condomini, “che non vogliono i bambini qui…”. Parte una lotta giudiziaria: da una parte il condominio, dall’altra la proprietaria dei muri e l’asilo.
2015: sentenza di primo grado. L’asilo, deve chiudere, perché quelle mura sono accatastate come ufficio. “Il 90% degli asili privati a Milano è in spazi che rientrano nella categoria uffici, quindi il 90% degli asili privati di Milano è a rischio chiusura?”, spiega Cinzia D’Alessandro. Gli avvocati fanno ricorso e chiedono una sospensiva della sentenza. Il quartiere e le famiglie e gli insegnanti si mobilitano per salvare la Locomotiva di Momo. Sospensiva ottenuta a luglio del 2016.
Ma a luglio 2018 la Corte d’Appello stabilisce che l’asilo deve chiudere. Perché? “Nel regolamento condominiale è vietato destinare gli spazi a scuole di musica, canto e ballo e pensioni. E negli asili si pratica notoriamente anche musica e canto”. Il condominio (non sono tutti concordi) fa ricorso al giudice dell’esecuzione del Tribunale di Milano, affinché si esegua la sentenza. La Locomotiva di Momo fa ricorso in Cassazione e fa istanza di sospensiva, per rimanere aperto fino alla sentenza definitiva. “Siamo in attesa dell’udienza per la sospensiva e vista l’urgenza (ci sono 100 bambini) speriamo sia il prima possibile”, continua Cinzia D’Alessandro
Come hanno reagito le famiglie?
Le 100 famiglie che ho avvisato ad agosto dopo la sentenza d’appello, chiamandole una ad una, hanno voluto confermare senza esitazione l’iscrizione. I nostri genitori sono assolutamente convinti che vinceranno i bambini e vogliono già iscriversi per i prossimi anni. Ci invitano a tenere duro. Io non le ho aperte le iscrizioni per l’anno prossimo, perché sono molto spaventata…Mi affido ai giudici…
I bambini “cantano e ballano” e quindi danno fastidio?
I bambini sono privati dei loro diritti civili in questo modo. Si paragona un asilo a una discoteca. Ma almeno nei locali per il divertimento si misurano i decibel, si fanno controlli. La sentenza invece dà un giudizio sui bambini come esseri disturbatori a priori. C’è un pregiudizio contro i bambini “danno fastidio, senza se e senza ma…”. È questo che è preoccupante. Non è un giudizio solo contro il nostro asilo, ma contro i bambini in generale.
Cambiare sede è pensabile?
Certo, ma deve avere delle caratteristiche precise. Noi siamo un luogo di educazione e lo spazio in cui operiamo fa parte del nostro progetto educativo. Abbiamo scelto questo posto anni fa perché sono 700 metri quadrati sul parco, che è fondamentale per noi. La nostra didattica si basa sul rapporto da tra bambini e natura, tra dentro e fuori. L’asilo è stato tutto ristrutturato, separato dalle altre abitazioni del condominio, è insonorizzato e ha un ingresso indipendente.
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