L'IA a scuola? Va cavalcata sviluppando senso critico e soft skill

All'Istituto Leopardi, Italian International School, intelligenza artificiale e competenze non cognitive diventano materie di insegnamento. Così, spiega il Rettore Pasolini


“L’innovazione va cavalcata, non accantonata”. Per Roberto Pasolini, Rettore dell’Istituto Leopardi di Milano, è una questione di responsabilità prima ancora che di opportunità: “Il nostro compito è aiutare bambini e ragazzi a vivere il loro tempo”. La sua scuola lo fa dal 1947, con una mission – anticipare il futuro – che nell’era di ChatGPT, dell’automazione e dell’accelerazione digitale sembra difficile anche solo da immaginare. Come si fa a tradurla in azione?

 

Intelligenza artificiale, senso critico, apertura al mondo e soft skill. La ricetta dell'Italian International School Leopardi per preparare gli studenti al mondo che li attende

“Con un viaggio su Marte, progettato, organizzato e reclamizzato usando l’intelligenza artificiale”, ti spiazza il Rettore. Non è una battuta, piuttosto il compito che per una settimana ha assegnato ai suoi studenti di una seconda tecnico economico. Obiettivo? “Aiutarli ad acquisire competenze specifiche, e al tempo stesso senso critico, per usare in maniera utile e per non subire l’intelligenza artificiale”. L’IA non è l’unico ambito in cui il Leopardi, che si definisce Italian International School, sperimenta l’innovazione. “Orgogliosi della cultura italiana, nella quale affondano le radici profonde dell’insegnamento della nostra scuola, abbiamo scelto di arricchirla ed integrarla con modalità didattiche innovative utilizzate in altri Paesi”, spiega il Rettore. E se la padronanza delle lingue straniere (studiate fin dalla scuola dell’infanzia con l’acquisizione di certificazioni linguistiche preparata in orario curriculare) e l’interesse per le culture straniere (stimolato con scambi internazionali e stage all’estero) sono oggi parte del curriculum con cui i ragazzi escono dal Leopardi, è sulle soft skill che, secondo Pasolini, dal 2024 si gioca un’importante sfida educativa.

 

Le competenze cognitive diventano materia di insegnamento. Le "lezioni" dell'Istituto Leopardi di Milano su autonomia, problem solving, stabilità emotiva. 

 “Anticipare il futuro vuol dire preparare gli studenti al mondo che li attende dopo il diploma, un mondo in cui contano soprattutto le competenze non cognitive.” Da qui la scelta, innovativa, del Leopardi: farne materia di insegnamento, con un lavoro di sperimentazione su tre classi. “All’inizio di ogni anno scolastico, con i docenti scegliamo un paio di competenze su cui lavorare in base all’età dei ragazzi e alle sfide che attendono la classe. Per esempio, l’organizzazione e l’autonomia in prima superiore, o l’apertura mentale nell’anno della maturità. Oppure la stabilità emotiva, l’apertura alla realtà e la ricerca di motivazioni profonde. 

Quindi si inizia il lavoro con gli studenti, innanzitutto esplicitando quanto è importante acquisire e somatizzare queste competenze, quanto saranno loro utili nella vita e nel lavoro. Si fa una valutazione finale, frutto di un monitoraggio all’inizio e alla fine del percorso, fatto sia con i docenti sia in autovalutazione dagli studenti”. Arriverà il giorno in cui empatia e apertura mentale avranno un voto in pagella accanto a inglese, matematica e latino? All’Istituto Leopardi scommettono di sì. E si portano avanti, formando docenti e ragazzi su quello che potrebbe essere il vero vantaggio competitivo di un’umanità che, in un futuro prossimo venturo, si troverà a convivere con i robot.

 

Photo: l'immagine è tratta dal poster di un open day dell'istituto Leopardi


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Una studentessa che sogna il suo futuro
All'Istituto Leopardi le soft skill diventano materie di insegnamento

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