Sport e adolescenti: combattiamo la dispersione con l'inclusività
Tokyo 2020, Milano-Cortina2026…Olimpiadi vuol dire solo grandi lavori e cantieri? E se fosse un modo per avvicinare i più piccoli ai principi etici dello sport? “Ogni sport è adatto a insegnare valori e ad essere inclusivo, se proposto in modo etico. Ci sono le gare olimpiche e paralimpiche, ma in mezzo ci sono tutti gli sport praticati in modalità inclusiva: baskin, goalball, sitting volley… Questo è il compito di noi adulti”. Valerio Conte, Presidente del familyfriendly SSD CREA non ha dubbi. Per questo le discipline inclusive sono parte del programma del Camp DiventaRe Sportivo organizzato dal 26 agosto al 6 settembre presso la Scuola Cesari a Niguarda. E ci sono a Bussero dove CREA lavora sul territorio e a Milano nei corsi di scherma per bambini e ragazzi. Tutto con l’obiettivo di fare diventare sportive davvero le nuove generazioni, dare un’opportunità di valore ai ragazzi più grandi e includere tutti.
I ragazzi delle medie e lo sport. Cosa serve per attirarli e convincerli a fare sport?
Serve un lavoro di gruppo tra scuola, associazioni e comitati sportivi, istituzioni e realtà sul territorio. I ragazzini delle medie hanno bisogno di motivazione, non puoi imporre un corso di basket a un ragazzino di 12 anni, ma devi invogliarlo a partecipare. Come?
- La scuola è la partenza contro la “dispersione sportiva”. Gli istituti, come avviene in Francia, dovrebbero poter offrire gli spazi, essere aperti al quartiere, proporre e comunicare le attività, farsi portavoce
- Sport di quartiere. I più grandi non accettano “la continuità”, il corso annuale di 2 ore la settimana nella palestra, scappano. Allora l’attività va resa attiva, va creato l’evento. 10 lezioni in un parco, 10 in una palestra, 5 presso un’associazione, 3 giornate aperte al pubblico. È un modo per farli sentire più grandi. Per questo funzionano tanto gli steetgames all’aperto
- Puntare sui bisogni dei ragazzi. Nel nord Europa hanno sperimentato che funzionano gli sport che i ragazzi sentono come “utili”. Danza, per imparare a ballare senza paure in discoteca. Orienteering, per girare tranquillamente in gruppo nei boschi….
- L’agonismo dopo i 14 anni. Fino ai 14 anni bisognerebbe vivere e provare lo sport. Fare tante attività e non specializzarsi.
Come può lo sport essere davvero inclusivo, fin da bambini?
Ci sono gare olimpiche e paralimpiche, ma in mezzo ci sono gli sport praticati in modalità inclusiva. Sono sport emergenti, che andrebbero proposti e fatti conoscere a tutti i bambini. Baskin, goalball, sitting volley, scherma da seduti… Sono tutti sport adatti a atleti con disabilità e non, da fare insieme. Noi proponiamo sempre queste discipline nei campus estivi e durante i progetti sul territorio. Nell’ora di pallavolo provi a giocare seduto, in quella di calcio di calcio provi a stare in campo bendato. Lo spieghiamo ai bambini e lo provano, come sperimentano sempre uno sport che non conoscono. A scuola nessuno vieta di giocare a baskin anche se non ci sono bimbi con disabilità. Diventasse consuetudine sarebbe un grande successo per tutti!
In che senso lo sport proposto a bambini e ragazzi è un mezzo educativo e sociale?
La cosa bella dello sport è che ha ruoli, regole e competenze. È un’attività che ti permette di lavorare su questi tre pilastri. Regole per giocare e stare nello stesso spazio, ruoli da rispettare e provare (tecnici e di gioco) e competenze. Negli sport di squadra puoi lavorare sul gruppo: ci sono livelli di esperienza diversi e non ha senso che un bambino faccia 25 goal e un altro nessuno. Nel rispetto dei ruoli, delle regole e delle competenze si insegna il lavoro di gruppo e di squadra. E negli sport individuali si lavora, sempre nel rispetto di regole, ruoli e competenze, sulle skin personali, facendole scoprire e coltivandole. Così lo sport assolve alla sua missione sociale
Camp DiventaRe Sportivo 2019 presso la Scuola Cesari a Niguarda
dal 26 al 30 agosto e dal 2 al 6 settembre
Dai 6 agli 11 anni
Costo: 50 euro a settimana
Allegati:
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