Parto: serve una formazione psicologica alla maternità per i sanitari
“La narrazione della maternità non tiene conto della verità”. A cominciare dalla paura di morire, di perdere un figlio, di non essere all’altezza o in controllo della situazione, spiega. Maria Caterina Cattaneo, psicologa e piscoterapeuta che queste emozioni le conosce bene. Dal 2006, con l’Equipe di Psicologia Perinatale che ha contributo a creare, è al fianco delle future e neo mamme negli ospedali di Milano. Ieri alla Mangiagalli, dove nascono oltre 5900 bambini l’anno, oggi all’Humanitas San Pio X con una presenza in reparto di due giorni a settimana, corsi pre parto e un ambulatorio del post partum aperto anche gli esterni. Un’esperta, insomma, per cui non sono state una sorpresa le tantissime donne che, alla notizia del neonato morto all’ospedale Pertini di Roma nel letto della sua mamma stravolta dalla stanchezza, hanno affidato ai social le loro storie di parti difficili e di pressioni e giudizi subiti da parte del personale medico e ostetrico.
Quale verità dovremmo raccontare quando si parla di maternità?
Maria Caterina Cattaneo: Il divario tra l’idealizzazione della maternità e la realtà poggia su due modelli: quello che deriva dalla celebrazione del materno di stampo cristiano e quello che proviene dalla nostra società neoliberista e consumista che ci mostra bambini perfetti e mamme sempre belle e super efficienti. Il parto e l’allattamento, però, hanno pochissimo a che vedere con l’idealizzazione e l’efficienza. Sono esperienze in cui il corpo è dominante, in cui c’è dolore, in cui c’è sangue e che lasciano la donna smarrita. Ogni parto è a sé, tutto può succedere, ed è questa individualità totale dell’evento che può rendere inutili o anche dannosi i protocolli sanitari. Il Rooming in, per esempio, di per se è una scelta che favorisce l’attaccamento tra mamma e bambino ma è evidente che non può essere applicato in tutti i casi.
Cosa vi raccontano le donne che incontrate in ospedale? Cosa chiedono?
Maria Caterina Cattaneo: Spesso lamentano di non essere state ascoltate durante il parto, hanno la sensazione di non essere credute. “Spingevo ma non scendeva”, ci raccontano, “ma non mi credevano”. Dobbiamo lavorare sull’ascolto e anche sul lessico ostetrico. Durante il parto vengono dette delle parole come “bambino impegnato”, “spinte efficaci o non efficaci” che alla donna suonano come una giudizio negativo ed una valutazione di incapacità e che possono avere conseguenze negative, nel post partum. Sono imprinting psicologici che possono trascinarsi nella relazione mamma-bambino .
Tutte le nascite, anche quelle fisiologiche, possono evolvere in una crisi. Il parto e la maternità sono esperienze naturali ma sfidanti, sono fonte di vissuti che si intrecciano con ansie, fallimenti, paure di perdere il controllo e che possono diventare un detonatore di depressione. E’ importantissimo fare interventi di prevenzione primaria, intercettare le mamme quando l’evento nascita diventa crisi e raccogliere il vissuto della donna o della coppia subito dopo il parto. Dobbiamo incentrare i corsi pre parto anche sull’alfabetizzazione emotiva interna alla coppia, sulla possibilità di condividere, di raccontare, di ragionare anche sulle aspettative che si muovono a livello sociale attorno ad ogni nuova maternità. La narrazione sulla maternità, e più in generale l’educazione all’emotività, non deve nascondere la verità, devono iniziare fin dalla scuola e devono essere fatta sia con i maschi sia con le femmine. L’educazione alla maternità è l’educazione alla Cura, al prendersi cura degli altri in senso lato.
Serve una nuova formazione sulla maternità anche per il personale degli ospedali?
Bisognava destinare i fondi del PNRR alla sanità e alla scuola. Durante la pandemia, quando le donne andavano a partorire da sole e con la mascherina, sia le donne sia il personale medico e ostetrico sono stati eroici. Le donne non avevano accanto i propri cari in un momento così faticoso ed il personale sanitario si è concentrato sull’essere accogliente e supportivo oltre che capace e professionale. La formazione alla maternità dal punto di vista psicologico per il personale sanitario è fondamentale, perché significa fornire strumenti per imparare sempre più a “maneggiare con cura” un momento esistenziale meraviglioso ma al tempo stesso estremamente critico e fragile che, proprio per questo, non può essere ridotto a semplicistici protocolli. Dopo il Covid c’è stato un tonfo della sanità: medici, infermieri, ostetriche sono stanchi, stremati, sotto organico e con salari non adeguati alle fatiche quotidiane e alle responsabilità che hanno. Le risorse andavano collocate sulla sanità, se non hai tutto il personale che ti serve, se sei in affanno, diventa difficile esserci per tutto e per tutti.
Per ulteriori consigli sulla maternità
Maria Caterina Cattaneo è co-autrice del volume Parto in arrivo, appunti di viaggio per donne in camicia da notte anche di giorno (Red edizioni).
Pics by Mart Production on Pexels
Può interessarti anche:
Covid: partorire a Milano
Ecco come si diventa mamme, a Milano, ai tempi della pandemia: tamponi p
Leggi le ultime notizie pubblicate:
Spazio Menopausa a Milano: nasce un punto di riferimento per le donne
Presa in carico olistica e multidisciplinare delle donne.
Eventi natalizi a Milano: idee per feste, cene e aperitivi per famiglie, amici e colleghi
Dalle location per bambini e famiglie ai ristoranti pe
Aggiungi un commento