Parigi 2024: le Olimpiadi della parità di genere e del worklifebalance
Parigi 2024 è davvero l’Olimpiade della parità di genere?
Olimpiadi di Parigi: per la prima volta nella storia, c'è la parità numerica tra atleti e atlete. Ma le allenatrici sono ancora poche
I Giochi in programma nella capitale francese dal 26 luglio all’11 agosto certamente hanno raggiunto un traguardo importante: dei 10.500 atleti in gara, il 50% sono uomini e il 50% sono donne. Per la prima volta nella storia delle Olimpiadi si raggiunge la parità numerica. Ai Giochi di Parigi del 1900, quando le donne furono ammesse a gareggiare solo in alcune discipline, le atlete erano appena il 2%. Quasi parità anche per le medaglie: i Giochi 2024 prevedono 157 eventi medaglia per gli uomini, 152 eventi medaglia per le donne e 20 eventi misti. Per le Paralimpiadi, gli eventi medaglia per le atlete sono 235 (il 43%). Anche per questa edizione dei Giochi, tuttavia, le donne allenatrici sono molte meno dei colleghi: il 10% (a Tokyo erano il 13).
Nursery al Villaggio Olimpico e Paralimpico, stanze per allattare, borse di studio per le atlete mamme. Il worklifebalance protagonista ai Giochi 2024
Le Olimpiadi di Parigi prendono sul serio il tema della conciliazione tra famiglia e lavoro, in questo caso sport. Al Villaggio olimpico e paralimpico è stata allestita una nursery, aperta dalle 9 di mattina alle 9 di sera in cui gli atleti genitori possono incontrare con tranquillità i loro bebè. Il Comitato Olimpico Francese ha dichiarato inoltre che le mamme potranno allattare in stanze di hotel dedicate vicino ai campi di gara. Ma i passi avanti sul fronte del worklife balance non finiscono qui. Claudia Giordani, vicepresidente del Comitato olimpico nazionale italiano, spiega che “Per la prima volta il Coni sostiene con delle borse di studio cinque atlete olimpioniche in gara a Parigi: la fiorettista Arianna Errigo, la marciatrice Eleonora Giorgi, la triatleta Alice Betto, la pentatleta Alice Sotero e la sciabolatrice Irene Vecchi”.
La sfida della comunicazione libera da stereotipi: le linee guida sul linguaggio inclusivo e le olimpioniche nominate tra le #100esperte italiane
Ma a Parigi la sfida sulla parità si gioca anche, e soprattutto, sul fronte della comunicazione. Troppo spesso sbilanciata a favore degli uomini e infarcita di stereotipi, come denuncia Monia Azzalini, Responsabile del settore media e genere dell’Osservatorio di Pavia. Secondo la sesta edizione del Rapporto del Global Media Monitoring Project (GMMP), il più ampio progetto di ricerca internazionale sulle donne nell’informazione, le notizie di sport focalizzate sulle figure femminili sono solo il 4%. Fra i professionisti dello sport, le donne hanno visibilità pari solo al 14% rispetto all’86% degli uomini, e non sono quasi mai interpellate a titolo di esperte.
Proprio per spingere la competenza al femminile è nato il progetto “100 donne contro gli stereotipi” lanciato da Gi.U.Li.A. Giornaliste e dall’Osservatorio di Pavia, con il sostegno di Fondazione Bracco, che tra le 100 esperte italiane super preparate nel campo dello sport segnala quattro olimpioniche: Claudia Giordani, campionessa di sci nordico e vicepresidente del CONI; Diana Bianchedi, campionessa di scherma e Chief Strategy Planning Legacy Officer Fondazione Milano Cortina 2026; Novella Calligaris, campionessa di nuoto e presidente dell’Associazione Nazionale Atleti Olimpici Azzurri d’Italia e Chiara Mazzel, campionessa paralimpica di sci.
Parigi 2024 punta a ribaltare la situazione. Gli organizzatori garantiscono una copertura equa delle gare, con la maratona femminile che per la prima volta nella storia chiuderò l’Olimpiade invece della maratona maschile. L’Olimpic Broadcasting Service, che produce i contenuti tv, radio e digitali di Olimpiadi e Paralimpiadi, ha inserito 30 donne in più nei ruoli di commento e più donne nelle squadre di produzione e nelle posizioni dirigenziali. Il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) ha diffuso delle linee guide sulla comunicazione inclusiva e rispettosa della parità di genere delle Olimpiadi (per la prima volta tradotto in italiano dalla Fondazione Milano Cortina 2026). Basterà? Noi ci auguriamo di sì!.
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