L'ANSIA E' ANCHE DEI GENITORI, TOLLERATE L'IMPERFEZIONE
“Me lo aggiusti?”. Nathalie Besostri non è sorpresa dello straordinario successo di Inside Out 2, il film della Disney Pixar che racconta l’ansia dei ragazzi. Come fondatrice del centro di supporto didattico FormaMi di Milano di cui coordina l’area DSA e come formatrice certificata in Philosophy for Children, nell’anno scolastico 2023-2024 ha incontrato molti bambini e ragazzi con l’ansia. Ma mai, in tanti anni di lavoro sul sostegno allo studio, aveva visto genitori così in ansia. “Mamme e papà che, oltre alle ripetizioni o alla preparazione di un esame, è un po’ come se chiedessero: me lo aggiusti, questo figlio?”.
Abbiamo perso la capacità o la voglia di fare i genitori?
Nessuna delle due. Piuttosto, è come se non riuscissimo a tollerare che si possa stare nell’imperfezione, attribuendo una estrema gravità a cose che gravi non sono, come i debiti a settembre. Noto una difficoltà a stare nelle difficoltà, per prima dei genitori. Fanno di tutto per scongiurare il fallimento, forse anche per compensare dei torti subiti. Qualche esempio? La richiesta di gestire il registro elettronico dei figli, i permessi di stare a casa da scuola per non rovinare la media con l’ultima interrogazione o perché non si è preparati per il compito in classe. C’è una tendenza all’ iper-tutela, che è pericolosa.
Perché?
Il ruolo attivo dello studente scompare. Un ragazzino che, come capita, viene a ripetizioni e ti consegna la cartella, lasciando a te il compito di scegliere la materia da studiare o il quaderno da usare, è uno studente deresponsabilizzato, che pensa di non potercela fare. Questa scarsa fiducia nelle proprie capacità, che una volta notavamo soprattutto nelle materie scientifiche, ora è estesa a una pluralità di ambiti. Il modo per aiutare uno studente non è cercare di eliminare qualsiasi tipo di frustrazione perché è passando attraverso una difficoltà, facendo da solo, che svolti e acquisisci fiducia in te. Invece noto una ricerca di gratificazione immediata.
Lavori con studenti di diverse età. Dalla primaria all’università. Sono davvero così fragili come li vediamo e come li raccontano i media?
Sono emotivamente fragili. È come se fosse passato il concetto che ciascuno di noi abbia un grosso talento per qualcosa, che ciascuno di noi possa riuscire benissimo in qualcosa, e su questo si crea una aspettativa sia dei ragazzi sia dei genitori. Se il risultato immediato non arriva, la condizione di attesa, e l’accettazione dell’imperfezione, diventa insopportabile. La gratificazione, per tanti, potrebbe richiedere più tempo, o anche non arrivare mai. Per questo è importante dare valore al sacrificio. Per i nativi digitali porre e tenere l’attenzione su attività ripetitive e noiose è faticosissimo. Si distraggono facilmente, ma l’altra faccia della medaglia è che hanno grandi doti di intuizione e grande velocità nella creazione di collegamenti e associazioni.
Un consiglio per ricominciare a settembre in maniera diversa?
Darsi come obiettivo di imparare a stare con più leggerezza e serenità anche nelle situazioni difficili. Accettare che, come insegna lo sport, non tutti sono campioni. E questo vale sia per gli studenti, sia per i professori. Aspettarsi che ogni docente sia “l’influencer” di una specifica materia è sbagliato, anche insegnarla in modo tradizionale, con serietà, competenza e passione, va bene.
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