Bambini e ragazzi plusdotati: la scuola non è pronta
“Nella vita di uno studente plusdotato quello che succede a scuola è determinante. Quindi è fondamentale formare gli insegnanti. Se scuola non ha la lente giusta rischia di disperdere questo potenziale e di fare vivere a questi bambini e ai ragazzi la scuola con molta frustrazione. Si rischia l’underachievement (discrepanza tra il rendimento scolastico di un bambino e gli indici di abilità, come il Quoziente Intellettivo) che in alcuni casi porta a drop-out (abbandono scolastico più o meno precoce) e/o problematiche connesse al disagio socio-relaziona”. Non ha dubbi la Professoressa Maria Assunta Zanetti, direttrice del Laboratorio Italiano di Ricerca e Intervento sullo Sviluppo del Potenziale del Talento e della Plusdotazione dell’Università degli Studi di Pavia. Dal 2009 LabTalento si occupa di valutazioni, supporto sia a livello scolastico (formazione insegnanti e parentale) e attività specifiche per bambini. “Il 5% degli studenti delle nostre scuole ha un alto potenziale, ma il nostro è uno dei pochi Paesi rimasti ancora senza programmi di ricerca e di intervento specifici nel campo della plusdotazione”.
STUDENTI PLUSDOTATI: I SEGNALI, LA VALUTAZIONE E COSA POSSONO FARE I GENITORI
Quali sono i segnali che devono fare pensare che un bambino sia plusdotato?
Spesso emerge una diversità all'ingresso alla scuola primaria con gli altri coetanei: velocità di apprendimento, maggiore competenza verbale, rapidità di ragionamento e capacità di affrontare temi comunemente per età più avanzate (come giustizia, equità sociale). Questi bambini vivono l'esperienza scolastica con molta fatica spesso perché non trovano corrispondenza tra i coetanei e quindi preferiscono la compagnia degli adulti. Sono bambini molto richiestivi: non si fermano al perché ma vogliono sempre approfondire e questa loro conoscenza enciclopedica su alcuni argomenti rischia spesso di portarli all’esclusione e al sembrare presuntuosi. Ma il sapere per loro è un bisogno, anche fisico. Ci sono evidenze neurofisiologiche, con studi fatti anche con risonanze magnetiche, che evidenziano aree cerebrali sviluppate in modo anticipato e tutta quella energia diventa mal distribuita se non indirizzata. Da qui il rischio di essere considerati iperattivi e la richiesta di avviare certificazioni in questo senso (ADHD)
A che età si può fare una valutazione di plusdotazione?
Sarebbe preferibile non prima dei 6 anni, non prima dell’ingresso alla scuola primaria. Si possono comunque osservare caratteristiche di precocità. Importante è non enfatizzare, in questa fase le dimensioni prestazionali. Infatti per rispondere alle numerose richieste dei genitori che si rivolgono al LabTalento dai 3 ai 5 anni accompagniamo queste famiglie con percorsi di supporto socioemotivo per aiutare i genitori a trovare un equilibrio e non spingere troppo i figli sulla dimensione cognitiva e tener conto della regolazione emotiva. Coi bimbi organizziamo momenti in cui lavoriamo su aspetti emotivi della loro diversità e dalla primaria si effettuano le valutazioni
Si può scoprire che uno studente è plusdotato anche alle medie o alle superiori?
Prima si individuano prima si danno gli strumenti giusti. Le ragazze arrivano da noi più tardi già alla scuola secondaria di primo grado, perché tendono ad adeguarsi e spesso trovano da sole strumenti di compensazione. I ragazzi invece se non accompagnati possono diventare elementi di disturbo e creare problemi in classe e quindi arrivano prima a chiedere una valutazione. Chi arriva in adolescenza a questa “scoperta” ha spesso solo bisogno di una conferma.
Cosa dovrebbero fare i genitori?
I genitori quando hanno segnali che fanno pensare all’alto potenziale devono accompagnare i figli. Non devono però iperstimolarli, ma tenere sulla dimensione emotiva e delle regole. Devono farsi accompagnare loro stessi e cercare la scuola più inclusiva possibile, che abbia competenze e professionalità sulla plusdotazione. Come? Per esempio, accertandosi che la scuola che si vuole scegliere abbia nel PTOF l’alto potenziale e che abbia insegnanti formati . Sono in crescita le scuole che hanno un referente proprio per la plusdotazione.
BAMBINI PLUSDOTATI: COSA DEVE FARE LA SCUOLA IN ITALIA
Come è la situazione nelle scuole italiane?
Nel 2012 il Miur ha emanato la direttiva sui Bes (bisogni educativi speciali) ma abbiamo dovuto aspettare il 2019 per la nota 562 che inserisse la plusdotazione tra i bisogni educativi speciali, quindi il riconoscimento della possibilità di fare pdp (piano didattico personalizzato) se per gli studenti con valutazione di alto potenziale/plusdotazione.
Cosa dovrebbero fare le scuole per accompagnare veramente i plusdotati?
Scuola primaria La scuola dovrebbe avere insegnanti che conoscono il tema, che purtroppo non è ancora contemplato a livello di formazione universitaria. L’insegnante della primaria che fa il corso di formazione universitario di 5 anni non affronta mai la questione plusdotazione. La formazione è solo a macchia di leopardo, dipende dalla singola scuola. LabTalento ha iniziato nel 2012 con le scuole pubbliche e paritarie strutturando un accordo di rete “ La scuola educa il talento” con l’UST di Pavia e ogni anno vengono proposti percorsi di formazione alle scuole. La scuola dovrebbe adottare metodologie adeguate ed evitare di dare etichette di bambino problematico. Il Pdp può essere adottato, ma non è necessario sempre. Spesso servono metodologie per la classe intera e non solo per quel bambino, anche la classe deve essere consapevole. Come insegniamo in ottica di inclusione per le fragilità perché non farlo sulle potenzialità? In classe servono stimoli differenziati: lavorare tutti sullo stesso contenuto di apprendimento ma su livelli diversi. Un esempio? La maestra spiega il sostantivo. La classe lavora su genere, numero ecc. Il bambino plusdotato per i nomi deve trovare l’etimologia, sinonimi e tradurre in un linguaggio più semplificato parole più complesse.
Scuola secondaria di primo e secondo grado Gli insegnanti devono seguire gli interessi degli studenti plusdotati e creare curricula personalizzati e avanzati, con accelerazioni in alcuni ambiti. Esistono metodologie specifiche come le compattazioni alle medie: il ragazzo salta la parte di programma che sa già e approfondisce in quell’ambito per poi condivide con gli altri. E bisogna lavorare con attività di cooperative learning perché se questi ragazzi sono avanti negli aspetti cognitivi, non lo sono però nel creare condivisione. E su questo vanno aiutati.
Se hai bisogno di aiuto per la scelta della scuola, ricorda Radiomamma for school, supporto e consulenza personalizzata sulla scelta della scuola. Dal nido alle superiori.
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